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La “calata” nella
sezione romana di
magistratura democratica ed
“altro”
1992
Una trama,
non solo romana,
anche intorno al
magistrato Paolo Ferraro.
La fallita
scalata alla Corte
Costituzionale e la
ritirata di Marco Pivetti
e Agnello Rossi.
1995
Un piacevole accerchiamento femminile: tre ruoli individuati ricostruiti ed un agguato disciplinare assurdo, fallito. AVVERTENZA. Ogni
apparente
divagazione e introduzione di
vicende, fatti e nomi
ulteriori, di norma tra
parentesi, immette elementi
la cui rilevanza e
connessione è emersa in
precedenti articoli costruiti
su prove, e non racconto, od
emergerà alla fine. Per
chi è stato attento il tutto
si correla quindi alla
complessiva ricostruzione
effettuata fino ad oggi con
prove pubblicate.
Anche
questo articolo era necessario
per contestualizzare ed
inquadrare a fondo, ambientando
almeno alcuni nomi, fatti e
ruoli. Lo dedico a tutti coloro
che hanno studiato, seguito e
capito, ma soprattutto ai
magistrati ed investigatori per
bene,
ed alle istituzioni ....
che
debbono restituire legalità al
paese.
Nel 1990 comparvero
nello scenario della
magistratura romana Giuseppe
Cascini e Stefano
Pesci: subito
apparentatisi alla cordata
"migliorista e PCI" dei
lavoristi (Marco Pivetti),
poi entrambi da me classificati,
anche per loro esplicita
ammissione ed indicazione, come
filo "dalemiani". Cascini
si legò anche a Luigi
Saraceni: personalità di
rilievo che stimavo, ma verso
la quale nutrivo un
piccolissimo dubbio, poiché
era troppo in buon dialogo con
quella destra burocratica che
definisco “ussarissima” (da
“ussaro").
Ci misi un
poco a capire quanto i due
neo-magistrati fossero
legati a poteri e forze per
me comunque non decifrabili.
Negli anni
1985-1990 fui prima Pretore di
Terni (con tante sentenze
pubblicate sul FORO ITALIANO, e
la perdurante memoria del mio
impegno a tutela dell'ambiente e
della sicurezza del lavoro), poi
al Ministero di Giustizia,
infine tornai negli uffici
giudiziari romani alla Procura
Circondariale. Appartenevo bella
sezione romana ancora indomita
di Magistratura Democratica,
all'anima più giurisdizionale
legale; ero con Michele Coiro,
Celsa Galassi, Gabriele
Cerminara e tanti altri
lentamente decimati... decimati
dalla vita, e decimati nella
vita in magistratura.
Giuseppe
Cascini, uditore
giudiziario giovane
napoletano di famiglia
bene, venuto di sua scelta
per il tirocinio
giudiziario a Roma. Nel, 1990 portava
ancora i capelli
lunghi castano chiari, (ADDE: il
particolare non è
affatto indifferente
perchè coincide con una
curiosa vicenda di
intrufolazione nel mio
ufficio, respinta ed
inquadrata con una
informativa di pg alla
sezione di
appartenenza dei
ben
due ufficiali di pg :e invito
tutti a compulsare la
"significativa"
relazione di pg)si era
subito immesso nella
attività della
corrente di magistrati
di "Magistratura
Democratica" (
abbreviato M.D.) e
scriveva "anche" sul
Manifesto.)
[ricordo
un suo articolo di allora sul
Manifesto , ma a difesa o a
dialogo da lontano con una
particolare area movimentista
anarco insurrezionale o di
autonomia operaia, potrete
controllare, articolo, riferito
mi sembra ad una vicenda
giudiziaria che li vedeva
coinvolti, che mi aveva
incuriosito per il taglio anche
implicito, lievemente
supponente, "da garante".
Feci
allora un collegamento mentale
con Filippo Paone, noto
magistrato di origine campana
trapiantato a Roma, magistrato
di area "estrema" di M.D.,
morto di recente e assurto da
ultimo alla carica di Presidente
della Corte di appello. Nel
1985 era stato sotto pressione
disciplinare per un suo avere in
qualche modo protetto una
manifestazione non autorizzata
in un’aula della facoltà di
Giurisprudenza della Università
la SAPIENZA nel 1977: essendo
lui presente alla manifestazione
illegale, si era frapposto tra
persone presenti legate ad
autonomia operaia e la polizia
che era intervenuta. Proprio
nel
giugno del 1985 lo
incontrai casualmente nello
studio altezza Nomentana viale
Libia subito dopo le caserme
civili, dei due amici - allora -
avvocati Tony
Stellato e Sandro
Galiena, del MANIFESTO
area di "destra magriana" allora
così visti e definiti da me. Il
loro studio, situato a Viale
Libia nel quartiere Nomentano
subito dopo le caserme
civili, lo condividevano
con Rosalba VALORI e, per
presenza, anche con GUIDO VALORI
(che a quell'epoca era anche
vice procuratore onorario,
nominato dal CSM).
Non
mi stupii dell'incontro casuale
(anche io ero lì per caso)
con Filippo Paone, in pantaloni
celestini e stretto in una
"iacchettiella" a strisce
verticali bianco azzurro chiaro
(colori simili che stonavano),
ma notai che era assai distratto
e preoccupato della vicenda
disciplinare: capii solo che
doveva parlare con Rosalba e
forse poi con Sandro, ma non di
cosa. Forse di una
propaggine penale della
manifestazione non autorizzata
dell'epoca?! No, pensavo, era
passato troppo tempo dalla data
del fatto. Sempre quel giorno
arrivò a studio quello che seppi
essere il compagno/marito di
Rosalba Valori, un personaggio
ben noto del mondo della
autonomia operaia
romana: con barba, bel
tipo, non certo sgualcito. Mi
tornò il conto solo
parzialmente: 1. autonomia
operaia 2. magistrato nei guai
disciplinari per aver
sostanzialmente ostacolato lo
sgombero dell'aula di
giurisprudenza occupata per una
assemblea di autonomia operaia,
che veniva forse a raccontare
novità sull'accaduto o a trovare
i compagni di sorte?! (Pifani ad
esempio, trovato al confine con
la Yugoslavia con un bazzoka da
portare alla "resistenza
palestinese", da tempo era stato messo
fuori gioco). Ma
perchè Filippo Paone personalmente, e
perchè lì? Per Rosalba,
avevo concluso. Ma Sandro?!
Allora per me il cognome VALORI non aveva
significato. Non lo
stimavo Filippo; era allora
Pretore penale, tra l'altro
l'autore di una risibile se
non ridicola giurisprudenza
che applicava in analogia
(totalmente vietata in sede
penale) la norma penale
sull'aggiotaggio azionario alla
rarefazione degli
immobili destinati ad
abitazione, per loro "natura" ma
sottratti alla disponibilità del
mercato o pubblica: una
"pecionata" ideologica di quelle
che per me (di scuola giuridica,
assistente e collaboratore con
cattedre di diritto privato e
cattedra rivista di diritto
pubblico) rendevano disonore
alla magistratura; e rendevano
disonore ad una corrente (M.D.),
che dovevano assicurare secondo
i miei intendimenti la
progressiva e corretta
attuazione della legge: sì a
tutela dei deboli e secondo
l'art. 3, 2° co della
Costituzione. ma non sostituendo
alla interpretazione
costituzionale e progressiva
delle norme il metodo
"IDEOLOGICO", che
aborrivo. Un metodo eccessivo e
fuori del seminato, errato, del
quale poi non c'era neanche
bisogno. Sandro e Tony , già
studenti dello scientifico Archimede li
frequentavo per la loro e mia
storia di studenti impegnati
politicamente; e Sandro dal
1985 in poi era stato sempre più
"premurosamente" presente
in troppi momenti della mia
vita. In particolare da poco
dopo che avevo vinto il concorso
in magistratura. Un amico vero,
pensavo, lievemente
traumatizzato dalla storica
circostanza che al primo anno di
giurisprudenza insieme, volendo
preparare con me l'esame di
filosofia del diritto nel
lontano 1975, mentre lui stava
al terzo capitolo io nel
frattempo avevo fatto nella
seconda sessione del primo anno
cinque esami tra ottobre e
dicembre. Tra me e loro una
differenza che non pensavo
insormontabile: io ero
socialista e della sinistra del
MANIFESTO al contempo,
rossandiano, e miscelavo le due
matrici guardando come burocrati
post comunisti i "destri". D'altronde
questa era la loro nomèa tra la
gente impegnata politicamente].
Tornando a Cascini, appena
arrivato a Roma aveva un
contegno inizialmente più
contenuto, ma già
arrogantello e un modo di fare
da ragazzo di ricca stirpe. Solo
più tardi, nel marzo 1992, avrei
saputo dalla bocca di Lori Perla
(anche lei come me magistrato
romano della Procura
Circondariale come me dal 1989
del mio stesso concorso - 1984 -
e a quel tempo mia amica)
che Cascini aveva una madre di
etnia ebraica e che era
pronipote di Achille
Lauro. La notizia allora non mi
colpì nè mi stranì, ovviamente.
Poco dopo essere arrivato
a Roma, Cascini era
provvisoriamente alloggiato in
locazione; ma invece di
trovare un alloggio definitivo
in locazione pose fine alla
situazione provvisoria
comprandosi due appartamenti di
media metratura. Non ci
frequentavamo, e me lo disse la
solita Perla de relato, ivi
compresa la somma sborsata
(oltre 700 milioni di lire):
appartamenti attaccati a
piazzale Clodio, su una nota
strada in salita che parte da
una altrettanto nota gelateria.
Cascini faceva allora coppia stabile con Stefano Pesci, erano dello stesso concorso (1990) ma sembrava a tutti che si conoscessero troppo bene, e quindi da antica data. L'Agosto del 1990 fu funestato dall'omicidio di Simonetta Cesaroni, nella via che conoscevo di nome come la via degli ufficiali giudiziari: via Poma. E si tratta di un crocevia. ADDE: Ma allora non capii un beneamato nulla e per me la cronaca nera era un se ttore privo di interesse e con categorie penali minori guardato sulle pagine dei giornali con supponenza. §§§§§§§§§§.
Giovanni manovrava già con disinvoltura le macro automatiche ed i modelli del programma MICROSOFT Word, appena immessa la piattaforma windows 1.0 in Italia e nel mondo della sempre ritardataria informatica giudiziaria. Io, pur seguendo anche il suo lavoro, mi ero da poco impadronito del funzionamento dell'ambiente DOS e degli obsoleti 286 e 386 OLIVETTI e del primo 486DX arrivato "a giustificare" la arretratezza tecnologica delle forniture al Ministero della Giustizia. andavo creando un sistema di gestione delle attività/documenti dei magistrati della Procura Circondariale. Usavo un programma DOS preesistente e molto lineare, WS4, e puntavo in modo un pò "arretrato" su una organizzazione meramente sistematica e casistica dei documenti (uno per caso, quindi migliaia di casi), usufruendo di un sistema ordinante di directory e sottodirectory (ad albero, tipo capitoli, paragrafi e sotto paragrafi) e di un programmino che aveva il pregio di far gestire e vedere bene l'albero classificatorio ( XTG). Buonuomo, anche lui campano, era più avanti a me e sapeva molto di informatica. Il ricordo riferito al CSM tra le righe nell'esposto memoria del 3 novembre 2012, circa la buona conoscenza di un programma (piattaforma di comunicazione denominato TELNET) e di quella "scatola" destinata alla connessione poggiata su un tavolino della sua stanza, è preciso. Come è preciso il ricordo di lui che mi illustrò le caratteristiche da chat primitiva del programma (in realtà era una autonoma piattaforma) e anche l'uso dei nickname, raccontatomi a voce e fattomi vedere dallo schermo verdolino: tutta roba che ignoravo e da ignorante ritenevo dispersiva, inutile ed anche un tantino "buffa". Ero sposato, mi sarebbe dopo poco nata la terza figlia, e pensavo all'ammodernare il lavoro, a smaltirlo bene e al mio impegno interno alla magistratura [l'impegno interno ed istituzionale non è affatto una cosa impropria per un magistrato, e teoricamente come nella pratica precedente non lo era certo stato: è lo strumento con il quale i magistrati assicurano, riorientano e gestiscono il buon andamento del lavoro e degli uffici, le necessarie valutazioni di professionalità ed altro. M.D. ed io in essa, puntavamo realmente sull'impegno ordinamentale; e sull'assicurare la progressiva indipendenza e la realizzazione del principio costituzionale del "giudice naturale" attraverso garanzie, tabelle degli uffici e vigilanza con controllo obiettivo della professionalità, ]. Nel contesto in cui Buonomo mi aveva elargito due sue conoscenze di TELNET (mi sembra di ricordare che pronunciò solo una volta il nome della piattaforma di comunicazioni) io scarabbocchiavo infastidito disegni infantili su dei foglietti su quel tavolo, e Giuseppe Cascini entrò infine nella stanza, a contrattare come fanno gli uditori giudiziari il suo tirocinio mirato anche con Buonomo. Faceva molto caldo, la nuova stanza di Buonomo dava dalla parte dove batte il sole, e dovevo tornare a lavorare; avevo lasciato a Gianni un floppy quadrato con i miei preziosi (per me), primi documenti ordinati scritti in ws4 e con tanti capi di imputazione da importare nel glossario del modello "Normal" o "decreto di citazione" in WORD per windows (allora ancora giravano anche i floppy "a cerchio", un simpatico ricordo dell'avvio scalcinato della informatica diffusa negli uffici giudiziari). E tornai nella mia stanza. Lasciando Buonomo e Cascini lì: Cascini curiosamente interessato ad un piccolo foglietto giallo da me insignito di un disegnino a pennarello. Prima che riuscissi a tornare al mio ufficio arrivò nella stanza anche Stefano Pesci che incontrai sulla porta. A quell'epoca ero un magistrato giovane ma di spicco, impegnato nella costruzione e nella critica agli errori organizzativi dell'ufficio della Procura Circondariale di Roma; ed ero più che mal visto dalla cordata migliorista di MD, da sempre a me avversa. La sezione romana manteneva ancora una sua indipendenza ed autonomia grazie anche alla presenza di Michele Coiro e dell'area più di sinistra. Ero politicamente a cavallo tra i due orientamenti e molto stimato da Michele: lui fu uno dei padri fondatori della genuina MD, assieme a noi tanti magistrati perbene. [UNA CHIOSA TRIBUTO: in mezzo a tutti quelli che ho conosciuto si era stagliato nel 1985, per autorevolezza intellettuale, Marco Ramat: un magistrato "storico" di MD di particolare intelligenza e l'unico a cui attribuivo stima vera, come intellettuale ed uomo, indipendentemente dalla sua collocazione, che gestiva tra l'altro con equilibrio]. Giovanni Buonomo si dimetterà da MD a breve distanza dai due attentati a Falcone e Borsellino entrando nella corrente dei "VERDI" fondata da Falcone; piazzerà un manifesto raffigurante i due magistrati dietro la sua scrivania, e se ne andrà poi via dalla Procura circondariale verso il Tibunale civile di Roma. Regalandomi l'avvertimento amicale: " quello è pericoloso, io me ne vado". "Quello" era sempre Giuseppe Cascini , ma io sapevo di "intrecci personali" o concorrenza "personale" tra loro risalente al 1991, e come al solito, non "allargai" la mia sfera di intuizione: mi mancavano elementi di conoscenza essenziali. Dell'episodio del 1993 quando incontrai davanti al bancomat al piano terra Buonomo e Racheli ( il magistrato che mandava al Sant'Andrea ed a Paolo Girardi e Gabriele Sani i magistrati da "rimettere in carreggiata" ) e sulla battuta a me rivolta "il galletto che fa chicchirichì sul sacco della mondezza" ho già detto in un precedente articolo. §§§§§§§§§§
Stefano Pesci, era il pendant di Giuseppe Cascini ma di molto più anziano e direi pressochè della mia generazione anche sul piano della formazione "politica". Dopo un pò di mesi da quando lo avevo conosciuto mi disse (nel 1991 credo), anzi mi rivelò (col tono di chi voleva amicarmisi), che era stato un avvocato di "Soccorso Rosso" e politicamente di Democrazia Proletaria: veniva da Bologna ed era sposato con Nunzia D'elia, altra magistrato, anche lei lasciata a Bologna e che lo avrebbe poi raggiunto. Le uniche cose che accomunavano Cascini, Pesci e Buonomo, per quello che ne sapevo, è che erano tutti e tre magistrati (Buonuomo però del mio concorso), che erano soli a Roma (uno scapolo e gli altrui due single provvisori in attesa degli arrivi di mogli e figli) e che erano campani due e con moglie campana il terzo (Pesci). Roba ordinaria ed insignificante. Gianni era più geniale e simile a me, per certi versi, e un "bell'uomo" (del termine a me riferito, da Cascini, nella primavera del 1995, in pieno piacevole accerchiamento femminile io, tono e contesto, abbiamo già detto). Ben sei o più uditori giudiziari del concorso del 1990 avrebbero avuto estratti e scelti sei posti a Roma (posti ovviamente messi a disposizione tra le sedi da scegliere secondo ordine di graduatoria, ma era cosa mai successa prima nella storia della magistratura romana), nella Procura Circondariale che aveva pure urgente bisogno di coprire i ruoli. Mentre del posto di graduatoria di Cascini che avevo conosciuto come uditore non avevo alcun dubbio, mi chiesi allora come avesse potuto essere così brillante un avvocato di Bologna, anzianotto e "preso", "occupato" (pensavo) dal lavoro. Se sei un avvocato con attività ben avviata, come è che entri a distanza di molti anni in magistratura rinunciando al tuo avviamento professionale?! Semplicemente non mi era mai capitato di osservare un percorso del genere. Conclusi che aveva inseguito la carriera della moglie, ma era una conclusione provvisoria e col punto interrogativo. Oggi sappiamo "qualcosina" di più ... che esce per intero dalle nostre vicende, e abbiamo qualche conferma chiara in più ... "Pesci in ambiente militare , e ..e guarda io però però una cosa di venti anni fa, che è accaduto un fatto però non .. non mi va di dirlo e lo so che era proprio lui in mezzo . " ..
"http://vimeo.com/83319003"
style="color: rgb(0, 0, 0);
text-decoration: none; font-size:
20px; font-stretch: normal;
line-height: normal;">0109
STEFANO PESCI VERTICI MILITARI
MAGISTRATURA ROMANA DAL 1985 AD
OGGI IL VELO SI
SQUARCIA from CDDpaoloferraro on "https://vimeo.com/"
style="color: rgb(0, 0, 0);
text-decoration: none; font-size:
20px; font-stretch: normal;
line-height: normal;">Vimeo.
"Pesci in ambiente
militare , e ..e guarda io
però però una cosa di venti
anni fa, che è
accaduto un fatto però non
.. non mi va di dirlo e lo
so che era proprio lui in
mezzo "
Ma vi è anche un ricordo
del 1991 di uno Stefano
Pesci preoccupato e
furtivo che, nella Procura
dei grandi (noi eravamo
Procura Circondariale, la
Procura dei piccoli,
secondo una pessima
ironica dizione,
profondamente
errata), entrava
nella stanza di un
pubblico ministero serio,
Silverio Piro, morto
recentemente di un male
incurabile. Stavo girando
per convocare i magistrati
di M.D. della Procura
Tribunale ad una riunione
di sezione. Allora (non
oggi) notai concitazione,
preoccupazione, un certo
disappunto per averlo io
visto girandomi, e un
atteggiamento da
"topolone" che mi
incuriosì.
Oggi che sono "gatto" mi è ovviamente tornato alla mente. ADDE: Allora pensavo a dsitribuire volantini di convocazione ... ). " . §§§§§§§§§§
Il 1990
fu comunque anche
l'anno della calata/ritorno a
Roma di vari magistrati spesso
romani, sparsi in varie
sedi d'Italia.
Era
arrivata
alla procura circondariale,
però come sarda dalla
Sardegna, abbastanza fresca di
separazione dal marito
giurista e professore di
diritto romano DILIBERTO (sì, proprio il
DILIBERTO
politico e poi Ministro di
Giustizia ), Delia
Cardia (senza
immagine fotografica
pubblica), figlia del senatore
PCI Cardia di Cagliari.
Quello che mi stupì più
volte era la conoscenza
anche antica e direi
abbastanza carbonara in
alcuni atteggiamenti, della Cardia con Cascini e
Pesci. Arrivai persino a
pensare ad un rapporto
segreto col primo, poi
escluso come ipotesi
"rilevante". Appartenevano
con legame forte ad un'area
comune, pensai allora
politica; perchè ragionando
con categorie del visibile
politico, rimanevo solo interdetto dal fare
carbonaro con cui avevo
notato si convocavano a
volte tra loro per
discutere. Oggi
definirei quelle convocazioni,
senza mezze misure, come
quelle di una "cellula";
allora non l'avrei nemmeno
immaginato. Una "cellula" che
oggi si è in cospicua parte
trapiantata anche nella
direzione
distrettuale Anti-MAFIA
della Procura di Roma (si
indagano tra di loro viste le
molteplici "appartenenze" ??)
.
Anche Delia Cardia fittò
e poi acquistò un appartamento
nella Roma centrale del potere
politico e non solo politico,
la Roma della sinistra PCI ed
affiliati esterni, in zona
Campo dei fiori. [A campo dei
Fiori in affitto abiterà il
futuro professore associato di
economia ed "amico" dalla prima
elementare, Fabio Ravagnani:
"magriano" (da "Lucio
Magri") come
lo erano Tony Stellato,
Sandro Galiena, Carmine
Fotia e via dicendo, ma lui
elettivamente legato a
Famiano Crucianelli, di sui si
raffigurava essere figlioccio,
ed allievo del professore
Garegnani con casa a Trastevere,
campo dei fiori se non erro,
pure lui].
§§§§§§§§§§
Alla
Procura
circondariale di Roma
arrivò Pierfranco
Bruno,
da Pescara,
dopo una lunga e ben organizzata
permanenza,
inizialmente osteggiato da
una banda di inferociti
sostituti, sovraccaricati di
lavoro, sol perchè si era
presentato con una spalla
lussata e aveva preso due mesi
scarsi di aspettativa. Un
ragazzone lievemente strano,
astuto ma non brillante, figlio
del
Bruno aggiunto della
Procura di Roma, poi avrei
saputo ... discendente di una
importante famiglia che ho
definito ( vista
l'ambientazione )
giuridico-massonica. Poi si è
distinto anche per
un'ultima attività che lo ha
scoperto. Ma avevo già
notato ben altro.
§§§§§§§§§§
Arrivò
poi Nunzia D'Elia, moglie
di
Stefano Pesci:
e si formò così il
quartetto
D'Elia-Cascini-Pesci-Cardia:
quartetto attivo in crescendo
nel 1991, soprattutto nei
pettegolezzi. Ricordo che una
volta a fine 1991 D'Elia (e
tutti sapevano del mio antico
e professionale impegno nel
settore della sicurezza sul
lavoro) con fare
intrigante aveva criticato con
me un mio capo di imputazione
su un infortunio sul lavoro,
con osservazioni palesemente
non pertinenti e non efficaci.
Neanche replicai, pensando:
"ma questa a che titolo dice
una cosa del
genere, oltretutto palesemente
artificiosa?!". Analogamente
Cascini, con fare che dire
saccente sarebbe poco, fece
(credo nel gennaio 1993)
allusione di analoga
inconsistenza ad una mia
attività nel Consiglio
giudiziario della Corte di
Appello di Roma, avendo io
redatto un parere
stra-favorevole su un Pretore
del lavoro, semplicemente
riportando nel parere che vi
era stata una allusione
negativa del Pretore del lavoro dirigente.
Della
guerra in corso nella Pretura
del lavoro di Roma non sapevo
nulla, e di Cannella nemmeno.
Ma
Cascini
sembrava aver trovato un "neo"
mio. (Estetista, dermatologo o
insufflatore di dubbi e
maldicenze "ad scalandum"?!).
Nell'Aprile
del
1991 ci furono le elezioni per
i membri del Consiglio della
Corte di Appello di Roma, in
liste bloccate (si votano solo
le liste sostanzialmente,
tutti a pari voti) ed io avevo
preso fuori sacco e più
degli altri oltre una
quarantina di voti (mi sembra
42). Un fatto atipico mai
successo.
§§§§§§§§§§
Arrivò
poi Giuseppe de Falco, oggi
PROCURATORE a
Frosinone, col "de"
minuscolo (nobiliare), come mi
fece notare un paio di volte
con sussieguo
infastidito nel
firmare uno dei
tanti documenti da me
stilati e sottoscritti da
quasi tutti, con tanto
di legenda delle firme
accanto: non si poteva
esimere, tra il 1990 e
la prima e seconda metà del
1991.
De
Falco fece
divenire subito il quartetto
un "quintetto", e dei cinque
era il più scivoloso e
sfuggente: mai
intellettualmente o
ideologicamente un pò più
brillante, con un profilo
pubblico medio. Loro crearono
l'alone dell'intellettuale
intorno a De Falco, io
non ho mai stimato le cose che
scriveva in diritto perchè
ordinate e "pulite" ma
didascaliche e scolastiche dal
mio punto di vista. Le cose
che scriveva poi in
materia di sicurezza
erano altresì
palesemente astratte e prive
della linfa e profondità
di chi applica settori
normativi concretamente,
e con efficiente
professionalità mirata al
risultato. Attività
para-intellettuale separata,
da carriera accreditata, in
parallelismo perfetto al mio
concreto lavoro e ruolo nella
sicurezza e salute del lavoro:
ritenevo e ritengo insomma che
fosse un'attività
para-intellettuale destinata
solo a fini di circuiti
"ristretti" interni ed altro
sopra detto. Una certa mia
esperienza nel mondo
accademico di produzioni
"librarie" troppo
intense ... mi
lasciava infine scettico:
mentre si fa il magistrato a
tempo ipoteticamente pieno poi
come si fà ad essere così
"prolifici" ?!
Una
conferma
generale sulla catena
di montaggio la
ebbi da un noto esperto di
sicurezza che sapeva morte e
"miracoli" di settore, della
Pretura, Procura Circondariale
e poi Procura di Roma.
Ero
io un
"artigiano", self
made, invece ( blog
in costruzione ).
Ma ho
sottovalutato un
libretto con
autore Giuseppe de
Falco sul
MOBBING del 2006 o
2007 mi sembra, di quelli da
"catena di montaggio", mi fu
fatto intendere da Agostino,
che me lo portò in visione,
allusivo .
E mobbing
orizzontale e verticale e protocolli sono
"parenti": uno
pubblico, gli altri
segreti.
De Falco
fu il primo lucido e
manipolatore ad applicare
oralmente davanti a me
il "protocollo", in
una riunione dei colleghi di
MD da me convocata per
illustrare i fatti da
Cecchignola in poi e almeno
il contenuto di quella che
sarebbe stata la futura
denuncia a Perugia, riunione
tenuta nella stanza di Delia
Cardia: con melliflua e
affatto duttile insinuazione
formulò l'ipotesi che
avevo bisogno di riposo e
ovviamente, come alla
"Ferrara maniera" (Giovanni
Ferrara il Procuratore di
Roma oggetto della mia
denuncia del 7 marzo 2011),
lasciò intendere ai presenti
che mi occorreva assistenza
... Ovviamente l'ottanta per
cento dei presenti era
claque contigua e non
avevo più il polso esatto
della situazione della
corrente interna.
Solo
tre mesi prima Simonetta
Ferraro, aveva
velenosamente fatto pressione
su di me, in una telefonata ,
esclamando e svelandosi, con
fare intimatorio ( risibile)
"sei solo contro
tutti". La frase
indicava la "condivisione" e
la scelta predeterminata di
farmi fuori dopo aver
cospirato per decenni, non
potendosi questi apparati
sotterranei permettersi
che la cosa mia
divenisse pubblica nè,
tantomeno, che ne divenisse
pubblica una analisi completa
e dettagliata. Ma significava
solo che ero accerchiato da un
apparato potente e
"criminaluccio" ,
condiviso, che
contava sul mio isolamento
totale. Cascini, e ancor
più Pesci e de
Falco, soffrivano
particolarmente il confronto
pubblico con me, sia in sede
tecnico professionale
(specialmente in
organizzazione e gestione
informatica e in materia di
sicurezza e salute del
lavoro) che in sedi istituzionali
e politiche esterne non alla
portata intellettuale ed
oratoria della
micro-cordata, che pure si
andava lentamente allargando
sempre facendo da claque a
sè stessa.
§§§§§§§§§§
Qlentamente
e
letteralmente
assorbiti, ma
ricollocati all'esterno
dalla cordata che saldava,
omologava e a mio avviso
inseriva in circuiti
prima talvolta a loro
ignoti i magistrati (
conservo un ricordo
preciso nel 2002 di un
mutamento visibile di
immagine e atteggiamento
di Sabelli che mi aveva
all'epoca colpito .. ).
Attualmente dal 2011 si
palleggiano ruoli, scalata
e attività : la cordata
della procura romana ...
al "poder" ... ma sino a
quanto ?!
E quando le due Procure vennero unificate, nel 2000 dovettero subire "l'onta" ennesima di un ruolo mio importante di ausilio diretto alla organizzazione complessiva ed informatica dell'ufficio unificato, e scalpitavano , eccome se scalpitavano... Quando nel novembre 2012 Paolo Auriemma in una telefonata sempre registrata disse a me che " il quadro di insieme era chiaro" anticipando il provvedimento finale progettato da anni, capii , letteralmente indignato di quell'atteggiamento ipocrita e "criptico", che ero stato realmente accerchiato da tanti anni e potei ipotizzare che persino le visite di Gallo a Maria Cordova a questo servivano, nell'aprile del 2011, anche. Si doveva nascondere l'ordito, fallito intorno alla Cecchignola, ad ogni costo. Nel CSM oltre a Paolo
Enrico Carfì, l'AVV CALVI c'era
nel
2011 anche Vittorio
Borracetti, l'alter-ego
di
Claudio Castelli,
alternatosi come segretario
di M.D., una M.D.
ignota alla gran parte dei
magistrati per bene che
aderivano ed aderiscono a
valori ed idee.
§§§§§§§§§§
In Procura
circondariale
arrivò dal ministero di
Giustizia, credo a
primavera del 1991, Riama
Sarète (uso
questo
pseudonimo perchè rivelatasi
per un verso non
originariamente intranea a
quel "gruppo", e diversa da
costoro, e anche per
aver io sottovalutato quello
che le accadeva
tra
il gennaio e l'aprile 1992).
Una
donna magistrato
equilibrata, di origini
campane, che rivelava una
simpatia per me,
che ricambiavo: si era in
realtà immessa, dopo un pò
che era arrivata alla
Procura circondariale,
in una vicenda
personale presto
finita, con
"altra" persona ( a
monte vi era un suo storico
e canonico rapporto
ufficiale in crisi,
con uomo
impegnato in
un lavoro di rilievo in
sede estera - New York).Sarète entrerà
in
uno stato di palese confusione
e stordimento nei
primi due mesi del
1992: all'epoca mi riferì
di curiosi episodi su
cui lei rifletteva
preoccupata, compresa una
incursione in dialetto
napoletano e una "manàta lì",
mentre su un motorino
percorreva l'olimpica da
Montesacro in direzione di
piazzale Clodio. Viveva sola a
Montesacro, e ciò facilitò
l'approccio di Giuseppe
Cascini; e credo che la sua
presenza in una delle due case
accanto a piazzale Clodio
fosse stata diremmo
"agevolata" da accadimenti
di cui lei aveva una
qualche confusa
preoccupazione. Preoccupazione
che invece a me, povero
deficente, apparve
allora smodata ed
incomprensibile. Ora mi consta
che vi siano le condizioni per
cui lei possa essere
retroattivamente meglio
consapevole, dopo una
separazione legale
ingaggiata con l'uomo
pericolosetto sposato, definito come fu
definito "un mariuolo" da
Michele Coiro parlando con
me seduto al bar dietro gli
uffici giudiziari nel
febbraio 1995. Mi chiedo
ancora perchè Michele non mi
disse di più quel primo
pomeriggio.
Nel
novembre
1991 vi fu una scena
indimenticabile: Giuseppe Cascini nella sua
stanza da "piemmino", che
scoppia in un breve pianto
anche un tantinello nevrotico
e malato e mi dice: "lascia
perdere Sarète, ti devi
togliere di mezzo...ti
devi togliere di mezzo".
Replicai stupito e diretto: "ma
di che parli ... ma
fai sul serio ?!" spiegandogli
che io non ero "in
mezzo", e lo lasciai lì
seduto alla sua scrivania. Ero
andato da lui, come facevo con
tutti, a
portare un breve documento per
organizzare l'assemblea dei
colleghi.
Quello
che
accadrà dal 1992 in poi è
"anche" frutto di questa
miscellanea di umori e
vicende "personali" .
Cascini ottenne
l'ambita preda attirata
nella sua ragnatela anche
immobiliare, e la
sposò; e l'unica volta
in cui misi piede già
single io nella casa
di Sarète durante una
piccola festicciola-ritrovo
dei magistrati della Procura
in particolare, notai
uno stato confusionale di
Sarète nella cucina: me ne
preoccupai, ma pensai ...
sono affari suoi. Me ne pento,
occorre essere sempre attenti
a chi ci circonda aiutandolo
se possibile, nei limiti del
possibile.
Sarète nel
lontano 1995 (già
trasferitasi dal 1994 dalla
Procura ad altro ufficio
giudiziario) alluse
esplicitamente a possibili
trame, e mi disse "con questa
storia che sei un bell'uomo e
piaci alle donne, ti
farai mettere in mezzo"
.... nei guai. Lo disse
un pò acida ma non per sua
propensione personale,
mai vissuta
concretamente: mi avvisava e
metteva in guardia a modo suo,
e sembrava mettere l'accento
su un costume di vita da
single . Io dal canto mio non
potevo capire, ma
appiccicai il post-it giallo
alla mia parete
cerebrale.
Era l'anno
di Cecilia, Laura e poi
la Silvia
Canali.
Nel
1992-1993
si era distrutto il rapporto
di coppia con Daniela: la
prima ragazza, donna e moglie
della mia vita per ben 20
anni, a contare i tre
anni del liceo. Era
venuta dal Giulio Cesare del
Parioli-nomentano-corso
Trieste, in primo liceo
all'Orazio, ma ci
conoscevamo sin da ragazzini
nel quartiere
Montesacro. Nel 1992-1993
ancora non capivo bene cosa
fosse successo e nulla
sapevo degli "intrecci" di
cui avrebbe scritto il CSM
nel 2012, lasciandomi
esterrefatto persino dopo.
Ma nel 1992-1993 colsi le
attività di un
fratello , l'AVV.
Marco Ferraro, che non valutavo e
da cui mi distanziavo
anche a tutela del
mio ruolo indipendente.
Anche lui assurse nel 2009,
dopo tentativi falliti, a
provvisorio e parziale
vincitore: novello Pirro di
una cordatta di Pirri, una
partita volta alla distruzione
di uno dei migliori, estraneo
per vocazione ed indipendenza
ad apparati mariuolate e
cordate massoniche: una
partita caratterizzata da una
"eterogenesi del fine",
e che veniva da lontano.
.
§§§§§§§§§§
Nella Procura
circondariale
era arrivato il
giorno prima della
data della sua
"nascita" istituzionale,
con il nuovo processo
"accusatorio", il 23 ottobre
1989, Giuseppe
Corasaniti: lo conoscevo
all'università dal
1976. Saremmo
divenuti insieme a
Giuseppe Amato, anche lui
magistrato e anche lui
nella Procura
Ccircondariale,
collaboratori assistenti
volontari della cattedra
di diritto privato nel
1980. Chi fosse e quale
curriculum avesse Giuseppe
C. lo potete vedere sulla
rete, ma potete immaginare
come patisse il confronto
diretto con chi vi
scrive. E sin dall'epoca
dell'Università. Viaggiavo, come dirà l'11
gennaio del 2011 il "faceto" psichiatra dott.
Paolo Girardi, (ma
già allora), "alla
velocità
della luce" ed ero il "pirotecnico"
( così mi definiva
ripetutamente il
professore dinanzi agli
occhi smarriti e cupi
degli altri assistenti
volontari
giovani, assistente
volontario io, già
impiegato pubblico
dal 1976). Tra di essi e
futuri magistrati GIUSEPPE
AMATO, GIUSEPPE
CORASANITI ma
anche e direi soprattutto DONATELLA
FERRANTI (quest'ultima
più strutturata,
determinata e, per sue
doti, ancor più
consapevole delle mie
caratteristiche e doti: mi
inviterà ad un convegno a
Viterbo nel 1988, e l'eco
dei complimenti suoi e
l'atteggiamento ed
osservazione pubblica in
quel convegno e subito
dopo la mia relazione. del
suo mentore politico in
magistratura MARCO
PIVETTI - attuale
Presidente della sezione
tributaria
della Corte di Cassazione- ancora
li ricordo: stima fuor di
misura quasi esagerata dopo
la mia relazione intervento
su un tema generale, localizzazione
delle
opere publiche e tutela
dell'ambiente, con
riferimenti infine anche
alla edilizia
penitenziaria. Un
ricordo questo mio non
secondario:
Donatella diverrà prima
segretario del CSM poi
parlamentare poi
presidente della
Commissione Giustizia
della Camera,
appartenendo al
gruppo parlamentare
del PD e relativa
commissione gisutizia. Lei
e Marco Pivetti sanno,
sapevano e sapranno
esattamente chi sono e
quanto valgo e valevo... e
lui stesso, nemico
mio infine dichiarato dall'epoca
della cacciata ad opera
mia di Cascini
e Pesci dalla
segreteria di MD nel 1994,
non ne faceva mistero già
nel 1988.
E' Marco
Pivetti (senza
immagine fotografica
reperibile in rete ) che
guiderà negli anni novanta
l'ascesa di questo
"apparatino" in forte
scalata, ed io che
arginerò o tenterò di
arginare sino al 2004 solo
alcune nefandezze,
su una sponda
diversa,
idealmente.
Non
avrei mai accerchiato con
metodi criminali nessuno,
e tantomeno tentato di far
fuori "per stima"
un uomo: alcuni si
ergono sulla eliminazione
dell'altro, specie se
migliore, così come fece
D'Alema con Occhetto.
A me mancava allora
la chiave di lettura
storico strategica, e
quella
"sotterranea".
Il resto è
analitica recente e
generale informazione
e storia.
Novum purgamentum ( Nuova mondezza ) . DUE SCHERZOSI E VIRTUALI CONCORSI PER SDRAMMATIZZARE Posted on 12 marzo 2014Novum
purgamentum ( Nuova
mondezza ) . DUE SCHERZOSI
E VIRTUALI CONCORSI PER
SDRAMMATIZZARE Partecipate
commentando e valutando (
in astratto ed in anonimo)
secondo logica e criteri :
è un gioco serio e si
chiama accerchiare insieme
con intelletto e coraggio
il “pergamentum” che si è
incistato nel cuore dello
Stato ). PARTE PRIMA. Alle
00.05 del 14 gennaio 2014
si … Continua a
leggere
IL TERZO VIDEO AUDIO . Una attività orchestrata allo scoperto per distruggere Paolo Ferraro . In troppi sanno chi siano il pessimo autore & company ” .Una
attività
orchestrata
allo scoperto
per
distruggere
Paolo Ferraro.
In troppi
sanno chi
siano il
pessimo autore
& company
IL TERZO VIDEO
AUDIO I tre
brevissimi
frammenti
audio del
primo audio
video che
ascolterete in
automatico per
pochi secondi
servono a
farvi rendere
conto
immediatamente
(voi che lo
conoscete
personalmente)
di chi sia
“JESUS
FRANCO”.
L’autore di
una ennesima e
delle … Continue
a leggere
IL QUARTO VIDEO AUDIO. La macchinazione autoimplode. IL TENENTE COLONNELLO ANDREA RAFFAELLI, Il MAGISTRATO GIUSEPPE CORASANITI, l’Avv. PAOLO FRANCESCHETTI e IL MAGISTRATO PIER FRANCO BRUNO . E ROSSI e PESCI e CASCINI e vari spezzoni di una attività criminale persecutoria.IL QUARTO
“micro” AUDIO. La
macchinazione autoimplode.
E POI IL TENENTE
COLONNELLO ANDREA
RAFFAELLI, Il MAGISTRATO
GIUSEPPE CORASANITI,
l’Avv. PAOLO FRANCESCHETTI
e IL MAGISTRATO PIER
FRANCO BRUNO . E ROSSI,
PESCI E CASCINI .. e vari
spezzoni di una attività
criminale persecutoria.
Leggete, ascoltate
memorizzate e poi
riverificate, ascoltando,
e chi capirà non si senta
troppo male, inorridendo.
Nel corso della …Continue
a
leggere
I DIAVOLI IN TERRA FANNO LE PENTOLE MA NON I COPERCHI E SONO ANCHE IDIOTI.IL DIAVOLO FA
LE PENTOLE MA NON I
COPERCHI. I
“DIAVOLI” IN TERRA POI
SONO ANCHE IDIOTI. “Beep
Beep stana una filiera
di willy cojotes”
BORDER
NIGHTS: una bambina
innocente, due
professori universitari
di diritto ed economia,
folli e malati, la
madre della bambina, un
ufficiale che lavora
anche per i servizi,
nell’ombra, due
co-conduttori della
trasmissione radio e
Paolo
Ferraro … Continua a
leggere
§§§§§§§§§§
Dalla direzione
Generale degli Istituti di
Prevenzione e Pena del
Ministero di Giustizia,
arriverà sempre nell'ottobre
1989 alla Procura
Circondariale Salvatore
Vitello, alias Filippo: un
personaggio
palermitano, militare a
cavallo della vincita del
concorso in magistratura
1983, e sarebbe per questo
entrato concretamente solo
col mio corso del 1984 ( !!
): di
medio profilo, manterrà
invece ruoli di potere e
presenza ministeriale forte
che abbiamo già
dettagliato in un
precedente articolo e
video audio .
I MINISTRI OMBRA E L'OMBRA DEI MINISTRI. La telefonata del 24 gennaio 2011 al consigliere Salvatore Vitello.Un
ruolo da eminenza grigia
ancor più sotterraneo di
quello di Pesci e del peso
"sub-istituzionale" forse
maggiore di quello di
Cascini.
Di tutto quello che
ho saputo e potrei
enucleare
didascalicamente,
racconto qui solo un
suo ripetuto alludere
alla "bella mogliettina
che avevo", "peccato che
vi siete lasciati", frasi
centellinate e ripetute a
distanza di due o tre anni
sempre con fare
affettatamente
paternalistico e direi
neanche tanto impercettibilmente
allusivo.
Non era e non è un
Andreotti, e invece di monitorare mi
aveva
fatto ripetutamente insospettire
... senza
conclusioni mie, poi
raggiunte. Nei vent'anni dal
1992 al 2011 mi sono sempre
ben guardato
dall'illustrargli fatti e
sospetti ragionevoli e dal
fargli capire alcunchè. Così
ho raccolto sei o
sette "fogliettini gialli"
"post-it utili" (come li
chiamo), e l'ultima
telefonata in cui rientra in
argomento con suggestione
accorta del tipo "quando si
lavora ... così tanto vanno
in crisi i rapporti di
coppia". Sotterraneamente
investigavo, senza saperlo,
solo "osservando" di
fatto per venti anni e
memorizzando attentamente,
la qual cosa mi viene
naturale; così mi sono
ritrovato ad accertare o
capire tante cose.
Sicchè
hanno imbastito quello che
hanno imbastito, così
contortamente e con attività
complesse, e alla fine protocolli di
"ultima
specie"; ma senza potermi
affondare definitivamente,
da ultimo. In parte li
aspettavo al varco, ma da
persona sana: distinguendo
sempre tra dati, fatti,
sensazioni obiettivabili,
intuito e vaglio
critico. Niente
paranoie, per loro
odierna disgrazia.
E mai, dico mai, una logica amico-nemico : assertivamente solo idee, valori, azioni, realizzazioni. §§§§§§§§§§
Ma
la figura che va ora
NECESSARIAMENTE tratteggiata
è quella di Fabio
Ravagnani (di
cui non si
trova immagine
"fotografica" pubblica): "l'amico
di
infanzia", elementari
medie inferiori e superiori
insieme, un padre
architetto, famiglia paterna
nel cuore del Tufello,
separazione
burrascosa del padre
dalla madre nel 1968.
Una leggenda familiare o
realtà su un padre violento,
e altre cose più delicate
mai indicate chiaramemnte.
Fabio intelligente ma
strano, per alcuni versi,
che mi porterà con lui nel
1968 a vedere il film di
Polanski "Rosemary's baby";
lui era consapevole, mentre
io entravo a vedere il film
per una mera curiosità senza
collocarlo se non nel limbo
del cine-amatoriale (e
per entrare raccontammo di
avere già 14 anni).
Fabio Ravagnani con
un "padrino" di Torino
(chi fosse non lo ho mai
saputo), Fabio "studioso"
di
economia in crescendo,
che riceve borse di
studio e comincia a
viaggiare nel mondo e negli
Stati Uniti a ventidue
anni, e che seguirà corsi di
specializzazione per anni ed
anni a Cambridge. Fabio di
cui e del cui sviluppo
personale sapevo poco negli
anni ottanta, ma che
ritenevo affettivamente il
mio amico di infanzia di
sempre. Fabio Ravagnani che,
dopo un periodo
all'università di
Frosinone (dove
era diventato
procuratore capo
Giuseppe de Falco nel 2009,
mentre Nunzia D'Elia
diveniva Procuratore
Aggiunto a Latina e Paolo
Ferraro veniva sottoposto ad
un sequestro di persona e ad
una attività criminale ormai
dettagliatissimamente
illustrata a "pubblico
qualificato"), vedrà
improvvisamente accelerarsi
la sua carrera universitaria
nel 2012.
Fabio
Ravagnani , che
monitorò nel 1992 la crisi
che credevo di coppia con
Daniela insieme a Sandro
Galiena avvocato
e
solerte amico, e che
monitora insieme a Sandro l'ingresso
nella
mia vita da single di una
avvocato Laura
(importante), andandola a vedere nella
manifestazione di destra
(!!) in quel del marzo
del 1995 in piazza
di Montesacro, mentre Sandro
la incontra a studio
suo e in zona corso Trieste
verso le 12 e io a stupirmi
delle casualità. Lo
stesso Sandro Galiena
che nel
balcone di casa sua (presenti
Fabio e Tony), anno 1985,
osserva che "Daniela era
la mia ancora a terra
indipensabile" essendo io un
"areostato" (percepii allora, distintamente entrambi
i
concetti : atto a volare alto
ma al contempo che si poteva
far perdere nel cielo,
togliendogli
l'ancoraggio).
Sempre Fabio Ravagnani monitorò
la
vicenda della
Cecchignola intervenendo
attivamente, "chiamato" dall'avv. Petrucci Luca (quello
della
trappola di Cancrini e della
semi confessione al
volo del
2010, anche
lui del
MANIFESTO poi divenuto
dark o se
preferite rosso
mattone tendente al bruno
condiviso, parlando di
politica .. sotterranea).
Andarono a visionare domenica
14 novembre 2008 la
casa della Cecchignola e
proprio Sabrina, che reggeva
una difficile parte, e che
era anche minacciata
nel vivo ("mi toglieranno il
figlio" - n.d.r. se parlo -
diceva, anche dopo il
primo incontro con
Cancrini).
Fabio Ravagnani delle
cui troppe domande
terrò nota, e che teneva a
sapere come mi stessi
muovendo nel 2008 2009
ma soprattutto nel 2011 e
2012; e che ci
teneva a farmi sapere che
dovevo smettere di
analizzare pubblicamente, a
due passi dall'aggressione
clamorosa mediante istanza
di nomina di amministratore
di sostegno (così
scoprendosi per i non-argomenti
che usava e che lo
appaiavano all'ex
Procuratore di ROMA e
Procuratore Generale della
Corte di Appello di
Roma Salvatore
Vecchione).
PARTE
SECONDA: 1992. Una
trama,
non solo romana, anche
intorno al magistrato Paolo
Ferraro, e la ritirata
dalla Corte Costituzionale
di Marco Pivetti e Agnello
Rossi.
Nel gennaio/febbraio del
1992
venni chiamato dalla
Presidenza della
Corte Costituzionale a far
parte di un gruppo di
lavoro creato dalla
Presidenza stessa,
cumulando così il lavoro
al Consiglio giudiziario e
il lavoro in Procura al
nuovo impegno, e
scegliendo di non chiedere
esoneri di alcun
tipo.
Ero
reduce dagli scontri interni
su Falcone nella sezione
romana di MD, da me ormai
dettagliatamente illustrati
nella loro effettiva
portata. Portata
nascosta all'opinione
pubblica, prima che ne
svelassi reali contesti, e
capita da me bene solo dopo
quello che ho patito e poi
adeguatamente
ricostruito.
E
accadde un fatto
"imponderabile" normale,
ma anche da protocollo
di destabilizzazione
affettivo familiare. Tra il
febbraio marzo ed aprile
del 1992, direi
improvvisamente, mia
moglie Daniela viaggiava
trasognata ed estatica
tra le pareti di casa e
la mattina volava al
lavoro. Poi saprò da lei
che le avevano dato
un badge a
parte
per uscire liberamente a
febbraio "vista la
riorganizzazione interna", e che
usciva dall'uffìcio ogni
giorno per tutta la
mattinata (a Porta Pia,
e si recava in
zona Parioli Nomentano,
Corso trieste, facendo
stampare le foto delle
vacanze, andando al bar
sempre a tarda mattinata
e così via, come da
numerosi scontrini
ovviamente visionati per
capire se potesse
succedere qualche cosa
alla moglie di un
magistrato in vista...
). Una esplosione di
fuoco ad aprile e la mia
"rincorsa" di sensuale
amore: eravamo una
coppia storica e io
persona aperta,
addirittura reduce da un
percorso decennale con
"reciproche" concessioni
(ci eravamo sposati
giovanissimi ed in epoca
"libertaria"), ma la
situazione si andava
sgretolando e poteva
forse sembrare una
normale crisi da
"invaghimento" ed
annessi. Poi Daniela farà
esplicitamente intendere
che non di quello si
trattava, e quindi di
"un" ben altro che
iniziò ad illustrarmi
parlando di sue uscite
con quattro colleghi:
racconto che io
interruppi subito. Più
importante forse
fu sapere che
l'avevano messa in
stanza con un Giovanni
di una potente famiglia
cattolica, parente di un
vescovo ed in odore di
poteri forti di Chiesa.
Ma allora la
informazione trapelata
non mi significava
nulla. Nella
settimana di fuoco
primaverile del 1992
(amore), alcuni
comportamenti ...
intimamente accresciuti
e sviluppati, ma
raccolsi anche alcune
frasi
incomprensibili e
strane, pronunciate con
tono trasognato; "io prendo
quello che viene " e in
precedenza " io ne ho
bisogno tutte le mattine
verso le 11"
(nomenclature tipiche ..
bah ?! sempre in
tono trasognato ...
per me era "arabo",
da imputare semmai ad
una tempesta ormonale
impensabile solo un mese
prima).
La
mia interpretazione
banale ed ordinaria,
allora, fu quella che
immaginate; ma era e si
rivelò inadeguatissima.
In piena
crisi "mia" di coppia
esplodevano le bombe di
Capaci e poi di via
D'Amelio, e
resistetti nella coppia
un
bel pò; "lasciato solo", e
nonostante o forse proprio
per la bomba affettiva
deflagrata a via Tilli,
che mi rese impossibile
costruire altri rapporti
veri e una qualunque
alternativa. Sicchè nella
più nera disperazione
ricorsi anche, ricordo, a
rimedi antichi: mi
univano anche tre bambini
cui volevo molto
bene (Francesco e
Federica "certi" di data e
antefatto: Francesco voluto programmaticamente
sino
in fondo, una partita
della
semifinale di coppa del
mondo del 1982 ed il
seguito dopo, in tenda a
Villasimius, e Federica,
un 6 gennaio 1990 la
notte a casa senza
bambini, dopo
una festa da Stefano e
Patrizia, amici
montesacrini di Daniela
dalla pubertà ed anche
miei, direi per bene per
non accomunarli in alcun
modo nel racconto
dettagliato e preciso che
sto facendo. Una analisi e
racconto necessari, alla
luce di tutto quello che è
emerso con prove dirette,
affinchè tutti possano
capire meglio,
immedesimarsi entrando in
empatia e quindi sentire e
comprendere a fondo
).
Immancabili
nel "monitorare" e nella
presenza assidua i tre del
nucleo montesacrino del
MANIFESTO "dark", e
segnatamente tra essi Fabio
Ravagnani con
il suo amico dai
lontanissimi tempi
dell'InghilterraRoberto
Ricci e l'avvocato
futuro Sandro Galiena;
ricordo un pomeriggio a
casa mia con presente
Daniela, a crisi e
destabilizzazione avviata,
che teneva riservatamente
un'aria sorniona, per
me incomprensibile e che
notai stupito. In realtà
era del tutto plausibile e
ovviamente non sgradita
una partecipazione amicale
loro, ma che ne sapevo io
di cosa covava sotto le
ceneri ?!
Mio fratello
Marco Ferraro tentò di
attivare una
trappoletta nella mia
sfera con l'ausilio di mia
sorella Simonetta
Ferraro (un mio
delirio di gelosia ..
sic!). E mia sorella
era la stessa che in
piena anoressia era
venuta a trovarmi la
estate del 1990 al
CIRCEO al mare,
lasciandomi lievemente
stupito. E poi
ci sono molte
altre cose:
ascoltai infine la
telefonata
di Marco
Ferraro a mio
padre del 1993 alzando
la seconda cornetta
della casa paterna, e
avevo osservato un
iniziale muoversi
comune con Daniela
Plocco sul protocollo
da costruire.
Non intravedo nessi concreti e precisi con il fattaccio del magistrato della Corte Costituzionale, ma sono cose che mi lasciano oggi riflettere persino su quei fatti, diversi. Ed è
la intera
rilettura di
strategie
criminologico-psichiatriche
e/o mediante dinamiche
orientate interferenti
nella sfera psico
affettiva ( Tavistock
e altre scuole ) e
dagli anni
novanta in poi,
che contribuisce
a un non peregrino
banale punto
interrogativo.
Il fatto
esploso dagli uffici
della Corte
Costituzionale non
avveniva nella casa
della funzionaria dal
meraviglioso "viso
rinascimentale" e
funzionario marito,
che pure vivevano
vicino al Divino
Amore, ma soprattutto
non era nato in un
qualsiasi ufficio
pubblico.
Mesi prima avevo incontrato ad un baretto su via nazionale vicino alla Corte Costituzionale Agnello Rossi, che mi sembrò letteralmente stravolto e anche un pò verdolino in viso. Inoltre sapevo per certo che il presidente della Corte, pur essendo un vero giurista autore di una celeberrima giurisprudenza "genovese" e poi di Cassazione, era letteralmente inviso alla cordata migliorista che ne sparlava per come avesse raccolto persona per persona i voti dei magistrati di Cassazione per la sua elezione a giudice costituzionale. E alla Corte era anche addetto fuori ruolo Marco Pivetti, la "eminenza" dell'ala migliorista e dei lavoristi romani ... anche lui del quartiere nomentano alto-viale Libia-Corso Trieste, la Parioli allargata dove stavano quasi tutti. Quando
a luglio inoltrato
parlai al Presidente
della Corte
Costituzionale per
cinque minuti e gli
dissi che mi si era
aperto inaspettato un
fronte interno, lui fece
un parallelo niente
affatto banale con la
storia che aveva
schockato la Corte
Costituzionale e mi
disse con aria
intelligente e non
paternalistica
"occorre stare
attenti .. bene .. a
quello che accade negli
ambienti di lavoro di
questi tempi". Dal tono
voleva dire ben di più
...
Pivetti
e Rossi si
"ritirarono" dalla Corte,
rientrando in ruolo ....
TORNANDO
INDIETRO
ALL'AGOSTO 1990 ... e state
ben attenti ...
Ignaro ero io,
ignari erano tutti. Ma
quando nell'estate del
2013 un amico "informato"
mi illustrerà alcune
dinamiche e piste
criminologiche facendo una
ipotesi consistente su di
me ... e sulla ipotesi
della creazione
artificiale di un profilo
patologico-criminale, riflettei e rimasi
incuriosito sino alla
mattina dopo (si nuotava
al mare). Era l'unica
ipotesi che in effetti
potesse dare una qualche
spiegazione globale a
quel pateracchio
di balle
diagnostiche in
crescendo e poste in
nuce come spunti
artificiali sin
dall'inizio, e
quella ipotesi poteva
illuminare la direzione
cui apparivano quasi
mirate.
Si ricordava lui,
come mi ricordai io,
di un disegno di un
pupazzo margherita
lasciato o trovato sul
luogo dell'omicidio di
Simonetta Cesaroni, e mi
ricordai o mi disse lui di
un qualcosa di simile
lasciato e fatto trovare
dopo il furto al caveaux
della banca di Roma
svariati anni dopo,
all'interno del palazzo di
giustizia (palazzina B) di
piazzale Clodio. Un chiaro
segnale, con
coinvolgimento di
criminalità non di basso
livello: a Roma come si
alza il livello si arriva
ad eversione nera, di
solito. E ai servizi,
deviati quasi sempre. Quel
disegnino di pupazzo
margherita mi ritornò alla
mente come non solo visto su
un quotidiano, ma facente
parte di quel pomeriggio
accaldatissimo, nella
stanza del collega
super informatico ... La
chiacchierata estiva del
2013 ha colorato di una
nuova ulteriore luce le
mie riflessioni. Poi
grazie ad una informata
avvocatessa molto
"organizzata" ho rimediato
una interessante
pubblicazione che propongo a
tutti ... ma
soprattutto agli
investigatori e pubblici
ministeri seri e
professionali ....
"Mi scuserete"
se sono disordinato e
parto dalla pagina tre
.. BEN
INGRANDITA .
Di seguito rimetto tutto
in ordine di pagine ..
Certo
ripensando al mio ruolo,
ai riconoscimenti
ed alla marcia da me
innestata, e alla frase
"sei uno ingombrante da
eliminare" con ghigno
moderato elargitami da
Giuseppe Cascini
nell'autunno 1991,
prima che
iniziasse una riunione
di M.D. , qualche dubbio
più consistente mi
sarebbe dovuto venire
nel 1992. Ma lesinavo
ipotesi e supposizioni
non avendo elementi
concreti verificabili, e
quando raccogli i cocci
affettivi .. sei
obiettivamente
distratto.
Oggi le
cose
sono completamente
diverse, e persino le
sorti di
allora di Sarète (da almeno
due anni "liberatasi" mi è
stato confermato),
Sarète stessa
le potrà leggere
in modo diverso.
PARTE
TERZA: 1995. Un assurdo agguato
disciplinare fallito ed il piacevole accerchiamento
femminile:
tre ruoli individuati
ricostruiti.
Quando
nel maggio-giugno 1994
avevo terminato una mia
"invenzione" automatizzata
chiamai il collega Adolfo
Di Virginio nella mia
stanza e gli illustrai
idee, metodo, mezzo (il
programma compilato),
facendo vedere qualche
piccolo esperimento coi
miei fascicoli e relativi
database estratti
dal registro
generale informatico.
Adolfo
che è persona
intelligente, pur non
essendo informatico capì
al volo. Illustrai al
Procuratore l'idea
(eravamo in conflitto
"storico" sulla
specializzazione, per me
necessaria tra i PM, ma da
lui aborrita
dichiaratemanet per il
pericolo del crearsi
di sacche di
potere ingestibili) e
la sperimentazione ATZ partì.
Presi
in meno di quattro mesi
svariate migliaia di
fascicoli per reati
automatizzabili, completai il
programmino e gestii le
modalità di
classificazione
codificandole (si trattava
di aggiungere alcuni brevi
codici nel registro
generale in sede di
immissione delle notizie
di reato
preclassificate). Il programma
faceva tutto da solo con
un click e produceva
completi tutti i
provvedimenti necessari
alla gestione del
fascicolo: ATZ il canale e
flusso dei procedimenti (AutomaTizZati).
Funzionava.
Per poter gestire lavoro
attuativo e
contemporaneamente i
seimila procedimenti
avevo chiesto di
poter restituire poco più
di un migliaio di
pendenti, già tutti
prelavorati sinanche nel
capo di imputazione e
molti in attesa di sola
data di udienza.
A
ciascun PM vennero
riassegnati tra i trenta e
quaranta procedimenti miei
prelavorati, moltissimi.
La cosa non fu nè compresa
nè gradita. Uno dei PM,
proprio il GIUSEPPE AMATO
che mi conosceva dai tempi
dell'UNIVERSITA', in
palese ostentato accordo
con Cascini, e con un
gesto di intesa da parte
di quest'uptimo, che io
colsi in una assemblea
"topica" dell'pttobre
1994, oltrechè
"attaccare" la cosa
pubblicamente ne pensò una
bella.
Per una
ventina dei 42
procedimenti riasssegnati
arrivatigli chiese
un'archiviazione al GIP
motivando che i fascicoli
erano stati riassegnati
dopo la scadenza del
temine "per le"
indagini di sei
mesi. e quindi non si
potevano trattare.
Ovviamente i giudici delle
indagini preliminari li
restituirono pressochè
tutti, dicendo non c'è
nulla da fare, occorre
solo decidere
se rinviare a
giudizio, emettere decreto
penale o richiedere
archiviazione nel merito
perchè non sufficienti le
prove o non sussistente il
reato ( e vi erano persino
il decreto citazione
pronto con il capo di
imputazione e l'udienza
richiesta in alcuni casi,
e le indagini,
semploci, già fatte ). I
provvedimenti di
restituzione dei
procedimenti vennero tutti
nientepopòdimenoche
ricorsi in Cassazione (un
rimedio straordinario e
atipico) ipotizzando strumentalmente
che
i provvedimenti dei GIP
fossero "abnormi" (?!).
Tutti i ricorsi ovviamente
vennero respinti ma
un paio accolti e
sostenuti da un Sostituto
Procuratore generale della
Cassazione in udienza,
GERACI. Un collegio della
Cassazione accolse il
ricorso con una non
motivazione che lascio
immaginare (dopo sei mesi
i fascicoli non trattati
muoiono di
infarto, grosso modo
...) e il Sostituto chiese
la trasmissione degli atti
alla sezione disciplinare,
perchè si ipotizzava una
mia incuria e negligenza
grave. Vi lasco immaginare
come fosse un non senso
cio', per il semplice
fatto che gli altri Pm
della Procura circodariale
avevano sino ad un massimo
pendente in stanza di
cinquemila fascicoli
ciascuno. Invertendo la
realtà, si era costruito
artificialmente un
"lavativo" passibile di
rilievi disciplinari su un
caso solo o di
approfondimenti sul nulla.
Ovviamente fu tutto una
gigantesca bolla di sapone
e la istruttoria
disciplinare si tramutò in
una esaltazione della
professionalità, attività
e persona di Paolo
Ferraro. Mentre, ho saputo
dopo, il CNR studiava nel
settore destinato al
vaglio della intelligenza
artificiale la procedura e
programma ATZ (questa era
una esagerazione di segno
opposto, che servì in
realtà per monitorare chi
fosse e quanto
intelligente o meno Paolo
Ferraro: ne abbiamo
parlato in precedente
articolo). UN FLOP
clamoroso, un dispendio di
attività istituzionali e
vari trucchi inutili. Ma
la posta in gioco non era
la attività mia ma la
mia persona.
Respinta al
mittente la manovra, hanno
completamente escluso che
sul piano del lavoro o
della professionalità
potessi subire un qualunque
attacco di qualunque tipo.
E radicalizzarono solo il
metodo TAVISTOCK ed il
protocollo psichiatrico
poi, preparando il
terreno.
Di Cecilia, la
magistrata che fece
forfait declinando
implicitamente la
missione, abbiamo detto
nei passati articoli;
di LAURA abbiamo
accennato
diffusamente in precedenti
articoli.
Oggi
spieghiamo che si era
alzato di molto il tiro, e
la persona che aveva
assiduamente "frequentato" Scopelliti (il
professionale magistrato
del processo sulla
strage di Milano,
cui era destinato il ruolo
della accusa in Cassazione
per
importante processo
di mafia, ucciso con un
colpo di pistola a Reggio
Calabria nel 1990) non era
un manicaretto, era un
potente cannone. La
bella ma anche
intelligente avvocatessa,
che mi conosceva anche da
ragazzo, si era
fatta "largo" in
Cassazione come
intraprendente laureanda,
laureata poi e
avvocatessa; aveva chiuso
l'armadio con relativo
contenuto aperto anche
intorno alle prove di
abilitazione in Calabria,
ed infine cresciuta
altrove
come assistente a
giurisprudenza e
professoressa di facoltà
di quella nota Università
privata di cui ormai
sapete. Nonostante si
monitorasse e lei
riferisse, e
nonostante l'impegno
messo (NOTEVOLE ma NON
sufficiente), si
arrese a fine
maggio 1995 o
concluse nei tre mesi
"canonici". da protocollo, piacevolmente
faticosi. Si arrese come
avevo previsto da quando
mi rivelò di fronte ad
una mia ostentata e
visibile perfetta buona
fede, che un
attimo la squilibrava :
"Io
non sono quella che tu
credi ...", con una
improvvisa impennata di
sincerità tipica del suo
temperamento, alle due
di notte ora più ora
meno; e mi rivelò poi
varie altre
cosine.
Anche
questa destabilizzazione
affettiva e da scompenso
ormonale di risulta, più
frustrazione da abbandono,
fece infine cilecca.
Passarono
allora
con le modalità più
volte spiegate alla vera
e propria bomba ad
orologeria, Silvia
Canali, che gli si stava
disinnescando
definitivamente nel 2002
(avendo anche generato
due bambine) e dopo la
lite furibonda con la
sacerdotal-matriarca
Fiorella Vallini.
Nel
1996 Silvia Canali era
appena entrata nel ruolo
ed aveva però violato la
consegna per "amore";
e la
botta data da me con
l'articolo "noto" del
1996 sul MANIFESTO aveva
congelato la
situazione.
[In un noto paginone
articolo su quotidiano
Paolo Ferraro denunciò una
svolta da associazione ad
"ORGANIZZAZIONE" in una
corrente "chiusa" di
magistrati]
Ripresa
la
Canali la sua
missione intorno al
2004, come ormai
chiarito nei tempi
modalità e contesti,
disinnescai la
prima volta il
congegno mortale,
dando incarico
nel giugno 2006
ad un'agenzia
investigativa,
quindi anche
grazie al mio grande
solito
intuito.
E
nell'istante in cui
quasi addolorata e
con voce vagamente
tremante disse "pensavo
di essermi redenta "
( ??! ), mi
tornarono tutti
insieme alla mente i
suoi racconti dal
dicembre 1995
all'aprile 1996,
su vicende non
approfondite , per
fiducia: Angelo,
tutto il resto ed
i viaggi in
moto in Toscana del
gruppo ('85), quei
due cofanetti di
gioielli nascosti in
fondo all'armadio,
le vicende del liceo
Socrate ('81 - '83),
l'incidente in
motorino della
compagna di scuola
('84), la storia del
coinvolgimento in
una trappola
giudiziaria senza
esito del padre
del'ex marito Orfei
('94), il fatto che
fosse compagna di
scuola del
giovane Albamonte,
altro intermedio
magistrato della M.D.
romana, e vidi in una
luce nuova anche i
racconti sul 1990 e
sullo studio
commerciale di Corso
Trieste, sul ricco
GIGGI dell'Aventino,
sull'ENTE per il
turismo
italiano, e la
presenza nel mondo
Caracciolo delle
sorelle Canali
dall'inizio del 1990 e
via dicendo. Dopo aver
tentato per oltre
mese di tenere
sotto controllo il
tutto, allontanandomi,
a fine giugno per
vacanza in camper,
definitivamente
inorridito ed
impensierito, portai
via ogni foto mia, e
quando una sua cliente
mi telefonò
direttamente al
cellulare i primi
dell'ottobre 2006
mettendomi in guardia
dalle attività
diffamatorie ed
invenzioni a mio
danno, e segnalandomi
che per quello che
riguardava una
sua personale vicenda
giudiziaria aveva
fatto esposto
all'ordine degli
avvocati di Roma,
dissi solo " ne prendo
atto". In sede di
separazione mi sarei
fatto sottoscrivere
una autorizzazione ad
abundantiam sulla
utilizzazione delle
prove mie a fini
difensivi . Venne
poi tra il 2007
ed il 2008
l'operazione
Cecchignola (scoperta
anche quella); e
uscirono allo scoperto
Cancrini, la componente
deviata della Procura
dietro, e l'avv. Luca
Petrucci con il
"supervisore"
Fabio Ravagnani
(2008-2009), unitamente
ad una famiglia mia
cialtrona, infingarda e
massonica, della
cui vocazione ed
attività ignoravo
ovviamente tutto.
Vennero poi il
sequestro di persona
(2009), la
pista psichiatrica
potenziata (2011), la
pista familiare
(2011-2013), la
distruzione
lavorativa (18 giugno
2011), la
distruzione
dell'immagine e i
protocolli denigratori
(in realtà già avviati
sotteraneamente dal
2005), i falsi
profili
e FALSO DOSSIER
(accavallatisi
vorticosamente tra il
2011 e il 2012),
il tentativo di
distruzione e
"pre-morte" civile
mediante istanza di
nomina di
amministratore di
sostegno (2013), il
tentativo
di accerchiamento e
distruzione nel
processo di divorzio
gestito per fini
eterodossi,
con concorso di
una pseudo-psicologa e
psichiatra della stessa
cordata subito
smascherati (2011-2014) ,
la reiterazione
di "honey traps"
in "scaciato" -
maccheronico -
stile Mossad italico
(2012-2014), e
la
pressione economica (io
senza stipendio dal 7
febbraio 2013) e
la pressione
affettiva
continua (
2011 -2014 privazione
del rapporto con le
bambine mie, pressioni
multiple dirette ed
indirette sulla
compagna convivente
Patrizia Foiani ,
con derivatone
esaurimento
interno ...
ovvio ....).
E
venne tutta la
marea di sciocchezze che
li hanno portati sino ad
essere completamente scoperti.
Alla
faccia degli illuminati,
delle forze oscure e dei
poteri forti occulti:
hanno solo fatto
provvisoriamente perdere
un magistrato vero allo
Stato, sapendolo e
dicendolo ("tu sei nato
per fare il
magistrato"). E hanno
fatto acquistare, alla gente
che lo ha potuto
conoscere, uno
storico
politico ed
intellettuale che è
rimasto
magistrato, non
imbrigliato, coi
piedi nella rigida
scarpa deontologica.
Ma si
può essere più .. ?!
GRAZIE SUPER GLADIO...
di accatto.
Ora
si faccia marcia
indietro: che le
istituzioni e le
migliaia di magistrati
per bene hanno bisogno
di un collega serio
affidabile e perbene a
sua volta, che ha sempre
rispettato la
deontologia
professionale e saprà
rientrare e far valere
il suo ruolo ed identità
professionale senza
sbavature. Se si è
in tempo ...
E si
intervenga su una
psichiatria di apparato
e da cospirazione, e
sulle elite militari e
di altro tipo che la
usano e supportano; e si
intervenga sui cenacoli
dei sotto palazzi e
cunicoli e colle Celio
di una Roma
sotterranea "potente" e
demente, avvezza a fare
la forte coi
deboli ...
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