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VIA
POMA PARTE
PRIMA E PARTE
SECONDA
Le murene stanate
A
trenta anni dall'omicidio
dell'agosto 1990 gravemente
e reiteratamente depistato.
Dopo una inquietante sequenza di
procedimenti e processi che sono
sfociati nel nulla ed hanno
fatto girare a vuoto le
istituzioni. Mentre la
stampa del main stream
ancora congettura a partire dalle
false piste od usando il metodo
astratto della criminologia
fondata sul tipo di autore
ricavato a colpi di
estrapolazioni
immaginifiche impuntate
sulla scena del crimine
(
nota riepilogativa in chiusura)
----------- DALLA
GRANDEDISCOVERY 1, 2 e 3 ALLA
GRANDEDISCOVEY 0 e DALLA
GRANDEDISCOVEY 0 ALLA
GRANDEDISCOVERY 1,2 e 3 -----------
NON SARA' POSSIBILE
TENERE NASCOSTA LA EVIDENZA E QUESTO
NON E' UNO "SCOOP" E' UNO SQUARCIO CHE
SCOPRE TRENTA ANNI DI STORIA,
DEPISTAGGI, NASCONDIMENTI E BEN ALTRO
..... A CHI, DELLA STAMPA GENERALISTA,
LA MEDAGLIA DEL PRIMO A RESOCONTARE
PUBBLICAMENTE ?
Mancava solo
la completa ricostruzione
dell'ultimo illuminante,
sconvolgente e piu' antico
tassello. ORA NON MANCA PIU'.
N.B. Le informazioni
di cui alla presente
relazione/articolo sono state a
spezzoni in parte diffuse dal 2013 ed
integralmente comunicate a terse
persone di fiducia a partire dal
luglio 2013.
Partiva
tutto
da qui: agosto 1990. La
grandediscovery 0.
Partiva tutto da qui
.. ed io ero IL TESTIMONE,
INCONSAPEVOLE sino al 13 ottobre 2012
quando la morte da infarto naturale
per cause da accertare di Alberto ...
mio fraterno e stimato collega .......
apri' uno squarcio visuale improvviso
ed inaspettato.
Tutto quello che e
successo dopo allora 1990, TUTTO
PROVATO PASSO DOPO PASSO CON PROVE
DIRETTE INSUPERABILI ED APPRESE DA
TUTTE LE MAGISTRATURE .. ne viene
illuminato e a sua volta illumina ...
oltre ogni caparbia resistenza ottusa.
Le magistrature
puntigliosamente formate ed informate
sulla grandediscovery 1, 2 e 3 dopo 6
milioni di mail anche con prove e siti
a domicilio informatico, hanno ora ben
capito. Mancava solo la
completa ricostruzione dell'ultimo
illuminante, sconvolgente e piu'
antico tassello. ORA NON MANCA PIU'.
Se
qualcuno non lo avesse ancora capito
la grandediscovery 0 inonda con un
fascio di luce potente sui moventi le
prove dirette ed analisi circa tutto
quello che accaduto ed orchestrato
concernente le grandediscovery 1, 2 e
3 e ne da la spiegazione ulteriore
ultima retroattiva, e siamo oltre la
EVIDENZA.
E non potevate
capire se io stesso pur avendo
iniziato a chiudere il cerchio dalla
seconda meta' dell'ottobre 2012
sono riuscito ad avere il tempo per
scriverne in modo completo ed
organicamente completo, solo nel.marzo
2019
E basta solo una
mera verifica logica. La narrazione
invertita tra i "condividenti"
manipolati del circondario romano, le
operazioni atte a costruire sin
dall'aprile 1992 una realta'
soggettiva falsificata integralmente e
destrutturata a conforto della
narrazione "invertita" sotterranea, ed
i fatti TUTTI PROVATI servivano
"anche" a tenere sotto controllo e ad
eliminare IL TESTIMONE inconsapevole
con una operazione piu' volte tentata
negli anni ma acceleratasi dal 2006 in
poi.
Quello che sapeva
e sa direttamente Paolo
Ferraro su TELNET nella
Procura Circondariale di
Roma e (parte seconda)
quello che aveva saputo su
AIAG via Poma ed altro,
dalla viva voce di colei
conosciuta/fattagli
conoscere nell'ottobre
1995.
Dunque
all'aprile 1992 Paolo Ferraro era
da sempre tra le persone piu'
felici del mondo, poi tra una
crisi stranissima di coppia e
varie, arriva dormendo un poco da
piedi (ma come fai ad immaginarti
certe cose da"malati
di mente") sino alla trappoladella
Cecchignola.
Da li' in poi tra una mazzata un
agguato e l'altra comincia a
riallineare ricordi precisi di
fatti a lui ben noti direttamente.
1. MARZO 2011.
Qualcuno cerca con una operazione
grossolana di collegare Paolo
Ferraro ad un biondino con panda
gialla.
Nel 2011 14 e 15 marzo
, sotto attacco violento per aver
denunciato una settimana prima a
Perugia con prove dirette tutto
quello che era accaduto dall'ottobre
2008 sino al febbraio 2011, compare
una fantomatica Sabrina Milazzo
nella mia segreteria, io assente,
che assumeva di aver conosciuto
Paolo Ferraro al bar dove lei aveva
lavorato per un mese, bar
sottostante in piazzale Clodio, e di
averlo conosciuto bene, precisando
che Paolo Ferraro era un magistrato
biondino con una panda gialla, che
si vantava di esser duro come il
ferro giocando sul suo cognome e che
lasciava biglietto da visita. Il
personale della segreteria si
accorge immediatamente (era
evidente) che qualcosa di grosso non
quadrava. Si organizzava il giorno
dopo, una verifica e da questa
emergeva che la donna non solo non
conosceva assolutamente la persona
di Paolo Ferraro, tenendosi in
stretto contatto telefonico con una
donna amica cui riferiva mancato
incontro (questo lo ho ascoltato io
personalmente). La relazione di pg
che riassunse l'accaduto, con il
marchingegno di accertamento
costruito sul momento, veniva poi
depositata formalmente presso la
sezione di pg vigili urbani della
Procura, ma su mia precisa
indicazione in modo tale da non
destare allarme e "preservarla". A
quell'epoca era Procuratore Capo di
Roma, Giovanni Ferrara e la manovra
per eliminare Paolo Ferraro,
coinvolti Stefano Pesci ed Agnello
Rossi, si era ormai delineata.
Una mera notazione: nel
2016 ho casualmente trovato un
probabile profilo fake di un PAOLO
FERRARO biondino atletico capelli
lunghi, lunghi e colore castano
chiarissimo Il curioso palese fake
comparso su facebook vi si trova
ancorahttps://www.facebook.com/paolo.ferraro.564. UN puro caso, un
tentativo di messaggio, una
allusione implicita a chi
architetto' qualcosa ?! Certo la
vicenda piu' sopra e la relazione di
pg erano gia' note ....
§§§
2. Ottobre 2012
"Da li' mentre a
rapidi passi veniva gestita la
dispensa per fantomatica
inettitudine di Paolo Ferraro, che
aveva capito troppo della
Cecchignola, inizia la mia
rivisitazione di fatti e dati,
aiutato da una memoria e da doti di
attenzione evidenti, ma mi
concentrero' sul fatto anomalo di
cui sopra, soprattutto a partire
dalla morte per infarto naturale da
cause da accertare di Alberto
Caperna. Alcuni giorni prima lo
aveva incontrato sullo stipite
esterno della porta di accesso
esterno alla segreteria del
Procuratore Capo, da ultimo, ed
aveva parlato della mia vicenda e
Alberto mi aveva detto chiaro e
tondo "sono stato ingenuo" .."
rientra e perdona loro per quello
che ti hanno fatto". La mia risposta
e' nota: "o rientro dalla porta
principale ... o rientro sempre
dalla stessa porta con il
Caterpillar della storia".
IL giorno 8
ottobre lunedi' avrei depositato una
lunga e dettagliata memoria esposto
al CSM, e il martedi' 9 ottobre 2012
la consegnai in copia a giornalista
del Corriere della sera, che vidi
poi la stessa mattina seduta sulle
sedie di aspetto della segreteria di
Alberto, AGGIUNTO della Procura di
Roma. Giovedi' 11 ottobre 2012
decisi avvalendomi di avvocato che
mi accompagnava - poi avrei capito
di quale avvocato si trattasse- a
depositare istanza di estrazione di
copia della relazione di servizio.
Della mia istanza e della relazione
di servizio riferi' il venerdi'
mattina la responsabile della
sezione di pg al Procuratore Capo di
Roma appena arrivato, Giuseppe
Pignatone. Il sabato insieme a
Patrizia Foiani, compagna poi
divenuta mia moglie, ci recammo dal
Procuratore di ROMA Pignatone ed io
gli esibii copia non formale della
relazione, e lui confermo' che era
gia' venuta il giorno prima la
responsabile della sezione. Il
giorno dopo, credo di pomeriggio,
moriva per infarto naturale per
cause da accertare Alberto. Sarei
riuscito ad avere la copia
dell'originale della relazione di
servizio tramite il Procuratore Capo
di Roma Pignatone il martedo' 16
ottobre..
3.CHIACCHIERATE
ILLUMINANTINELLA FINE DEL LUGLIO 2013.
" quando nell'estate
del 2013 un amico "informato" mi
illustrera' alcune dinamiche e
piste criminologiche facendo una
ipotesi consistente su di me ... e
sulla ipotesi della creazione
artificiale di un profilo
patologico-criminale, rifletteisino alla mattina dopoe rimasi incuriosito ma
scettico (si nuotava al mare). Era
l'unica ipotesi che in effetti
potesse dare una qualche spiegazione
globale a quelpateracchio
di balle diagnostiche in crescendo
e poste in nuce come spunti
artificiali sin dall'inizio,
e quella ipotesi poteva illuminare
la direzione cui apparivano quasi
mirate.
Si ricordava lui,
come mi ricordai io, di un disegno
di un pupazzo margherita, lui sapeva
bene che era stato lasciato o
trovato sul luogo dell'omicidio di
Simonetta Cesaroni, e mi ricordai o
mi disse lui di un qualcosa di
simile lasciato e fatto trovare dopo
il furto al caveaux della banca di
Roma svariati anni dopo, all'interno
del palazzo di giustizia (palazzina
B) di piazzale Clodio. Un chiaro
segnale, con coinvolgimento di
criminalita' non di basso livello: a
Roma: come si alza il livello si
arriva ad eversione nera, di solito.
E ai servizi, deviati quasi sempre.
Quel disegnino di pupazzo margherita
mi ritorno' alla mente come non solo
visto distrattamente su un
quotidiano, ma facente parte di quel
pomeriggio accaldatissimo, nella
stanza del collega super informatico
Giovanni... La chiacchierata estiva
del 2013 ha colorato di una nuova
ulteriore luce le mie riflessioni.
Poi grazie alla stra-informata
avvocatessa molto "organizzata" ho
rimediato dal suo archivietto
personale una interessante
pubblicazione che propongo a tutti
... ma soprattutto agli
investigatori e pubblici ministeri
seri e professionali .... ".
Grazie a quelle
chiacchierate pomeridiane e serali
tra il 22 luglio e fine mese
luglio 2013 avevo avuto occasione
di narrare e ricostruire tutto
quello che sapevo, senza averlo
riflettuto e capito a suo tempo.
D'altronde i fatti di cronaca
nera, il diritto penale dei reati
"dolosi" a me, che mi occupavo di
comparti normativi composti da
decine di migliaia di fattispecie
in ambiti di colpa legale e
professionale, erano sul piano
tecnico giuridico "insignificanti". Potrebbe
malevolmente insufflarsi una
"excusatio non petita". Ma era
semplicemente cosi': viaggiavo su
tutt'altre lunghezze d'onda e su una
concezione pura e sociale della
giurisdizione penale come "barriera
di protezione anticipata di
interessi socialmente protetti e del
diritto alla salute alla
integrita' fisica,
all'ambiente". E che ne sapevo
allora nel concreto quotidiano di
servizi militari, di strategie
criminologiche e di ricatti
infiltrazioni di honey trap etc etc
.. ?! Era roba da film e potevo
pensare anche solo sognare che era
sbarcata a Roma in un ufficio
giudiziario un coagulo degno di
preoccupata attenzione criminologica
e giudiziaria?!
Ma avrei dovuto
farlo, avvertito nelfebbraio
1995dal
Procuratore
di Roma Michele Coiro, seduti io e
lui al bar insieme ad un tavolinetto
circolare durante la sosta pranzo:
era lievemente infastidito dalla
circostanza che il cambio di guardia
nella segreteria della sezione
romana, da me suscitato non avesse
ancora sortito esiti concreti in cui
sperava e mi disse a bruciapelo
mentre parlavo della vecchia
segreteria collegiale Cascini, Pesci
piu' quattro "quello
e'un mariuolo". Era
gia' il secondo avvertimento
che ricevevo, il primo me lo aveva
gia' dato Giovanni Buonomo in
punto di trasferirsi al Tribunale
civile di Roma credo nel 1993 "quello e' ..
pericoloso". Il terzo me
lo avrebbe dato semprenel 1995a
primavera inoltrata, nella stanza
della segretaria del Procuratore
Circondariale, Maria Teresa Covatta,
magistrato della Procura
circondariale di Roma coniuge di
fatto (ancora di fatto all'epoca,
credo) di Giuseppe Cascini,
trasferitasi Al GIP TRIBUNALE :"Con la
scusa che sei un bell'uomo e ti
piacciono le donne .. finirai per
fart mettere in mezzo" ..
Quest'ultimo era una analisi
completa ma pensai solo ad una
boutade e ad un certo suo
interessamento a me, mai da me
coltivato.
4. Luglio
1990, Nel
luglio
1990 e primissimi dell'agosto 1990
ero stato in vacanza con mia moglie
Daniela incinta al settimo avanzato
mese e Francesco e Fabrizio, i miei
primi due figli, al mare in quel di
SAN FELICE CIRCEO. Tolti gli impegni
gestionali, dedicavo le giornate
sempre in movimento almeno sei ed
anche sette ore al giorno a nuotare
e fare pesca sub (senza muta) in
apnea e munito di banale forchettina
e una sacca. Tornavo stracarico di
vongole veraci, vongole e lupini,
tartufi di mare, cannolicchi, non
meno di quattro o cinque polpi, e
qualche rombetto ogni giorno: una
ressa di bambini coi miei bimbi mi
accoglieva, e mettevo talvolta il
pescato in un battellino gonfiabile
e volta per volta munificavo vari
papa' e mamme: quel pescato
non lo avrei mai potuto smaltire. La
stessa vacanza feci l'anno
successivo. Le foto a lato si
riferiscono almedesimo
luogo e mese, ma anno 1991.La
intera
spiaggetta era composta da un
centinaio di ombrelloni scarsi,
ricordo bene nel 1990 una coppia di
vicini di ombrellone divenuti amici
che osservavano ad alta voce gli
effetti del mio impegno sportivo
"modellato dal mare". Quell'anno mi
era venuta trovare in treno mia
sorella, allora stava malissimo
anoressica per motivi che non
approfondisco qui, la riaccompagnai
in auto alla stazione del treno, e
venne a trovar"ci" il giorno del mio
compleanno, il 23 luglio, mio
fratello Marco Ferraro. Tornato a
lavoro penso proprio il lunedi' sei
agosto 1990, moro, abbronzato e
strafelice, in attesa della terza
figlia, avrei assistito nella
Procuta a fatti che non capii nelle
loro valenze ne' memorizzai
appositamente, sino al luglio di
ventitre' anni dopo !!!!. Ma questo
e' ovvio: non avevano alcun
significato per me.
5, LA
MIA TESTIMONIANZA PUBBLICA SU
CIO' CHE VIDI ED ASCOLTAI
NELL'ESTATE 1990.
Giuseppe "Cascini,
appena arrivato a Roma nella
avanzata primavera del 1990 aveva un
contegno inizialmente piu'
contenuto, ma gia'
arrogantello e con un modo di fare
da ragazzo di ricca stirpe
nonostante il suo iniziale
presentarsi da giovane uomo vicino
ad una certa estrema sinistra
autonoma, di cui recava inizialmente
un segno per me visibile (capelli
lunghi castano chiarissimi). Ricordo
che nel 1991 scrisse sul MANIFESTO
un articoletto ad oggetto una area
autonoma di sinistra, credo in
occasione di un processo) .
Solo piu' tardi,
nel marzo 1992, avrei saputo dalla
bocca di Lori Perla (anche lei come
me magistrato romano della Procura
Circondariale come me dal 1989 del
mio stesso concorso - 1984 - e a
quel tempo mia amica) che Cascini
aveva una madre di etnia ebraica e
che era pronipote di Achille Lauro.
La notizia anche allora non mi
colpi' ne' mi strani',
ovviamente.
Poco dopo essere
arrivato a Roma, Cascini era
provvisoriamente alloggiato in
locazione; ma invece di trovare un
alloggio definitivo in locazione
pose fine alla situazione
provvisoria comprandosi due
appartamenti di media metratura,
dietro a p.le Clodio. Non ci
frequentavamo, e me lo disse la
solita Perla Lori nel febbraio/marzo
del 1992, de relato, ivi compresa la
somma sborsata (oltre 700 milioni di
lire): due appartamenti
corrispondenti su due piani in una
nota strada in salita che parte da
una altrettanto nota gelateria. Uno
ceduto/messo a disposizione di MARIA
TERESA COVATTA, magistrato di gran
bella presenza, amica stretta di
Perla Lori.
Cascini faceva
allora coppia stabile con Stefano
Pesci, erano dello stesso concorso
(1990) ma sembrava a tutti che si
conoscessero troppo bene, da antica
data. Il giovane Cascini capelli
lunghi castani chiarissimi fece con
me breve tirocinio. Stefano Pesci mi
disse allora, quasi subito, ma non
so esser preciso sulla data, che era
(stato) di Democrazia Proletaria ed
avvocato di "soccorso rosso" a
Bologna.
Stefano Pesci,
quindi, era il pendant/braccio
destro di Giuseppe Cascini ma di
molto piu' anziano e direi
pressoche' della mia generazione
anche sul piano della formazione
"politica". Dopo un po' di tempo da
quando lo avevo conosciuto mi disse,
anzi mi rivelo' (col tono di chi
voleva amicarmisi), che era stato un
avvocato di "Soccorso Rosso" e
politicamente di Democrazia
Proletaria: veniva da Bologna ed era
sposato con Nunzia D'elia, altra
magistrato, lasciata a Bologna e che
lo avrebbe poi raggiunto coi due
figli.
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L'Agosto del
1990 fu funestato
dall'omicidio di Simonetta Cesaroni,
nella via che conoscevo solo di nome
come la via degli ufficiali
giudiziari: via Poma. E si tratta di
un crocevia. ADDE: Ma allora non
capii un bene amato nulla: per me la
cronaca nera era un settore privo di
interesse e con categorie penali
lineari minori, "pane giornalistico
per gli incolti" guardato sulle
pagine dei giornali con disinteresse
e supponenza (mia).
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Irapporti
tra
Giuseppe Cascini, Stefano Pesci,
Giovanni Buonuomo (un altro
magistrato della Procura
circondariale, di cui non si trovano
immagini pubbliche) e me non erano
affatto cattivi in quell'epoca,
apparentemente. Io frequentavo come
amico mero la coppia di amici tra
loro Giovanni Buonuomo e Maria
Teresa Covatta, che a me risultava
sposata con un giovane appartenente
alla carriera diplomatica distaccato
presso l'ambasciata italiana in USA,
a New York.
Le uniche cose che
accomunavano Cascini, Pesci e
Buonomo, per quello che ne sapevo,
e' che erano tutti e tre magistrati
(Buonuomo pero' del mio concorso),
che erano soli a Roma (il promo
scapolo e gli altrui due single
provvisori in attesa degli arrivi di
mogli e figli) e che erano campani
due e con moglie campana il terzo
(Pesci). Roba ordinaria ed
insignificante. Gianni era piu'
geniale e simile a me, per certi
versi, e un"bell'uomo"(del
termine a me riferito, da Cascini,
nella primavera del 1995, in pieno
piacevole accerchiamento femminile
io, e del tono e contesto, abbiamo
gia' detto ma repetita
iuvant). Mi ero infine separato
dalla moglienel novembre 1993,per una crisi strana e
imprevista generata nel maggio 1992,
avevo poi . realizzato nel secondo
semestre 1994 il noto programma di
automazione integrale del lavoto
standardizabile dellla procura
circondariale, ATZ, poi ad ottobre
operatomi per una opacizzazione
della cornea dx da cheratocono, e
tra il dicembre 1994 e maggio 1995
ero stato piacevolmente accerchiato
da Cecilia Demma, che aveva dato
forfait per inammoramento non
coerente con la missione, confessato
con frase illuminante a Rosanna
Ianniello, io a portata d'orecchio,
ed era subentrata Laura Vasselli
AVVOCATO i cui racconti "personali"
svelavano un mondo intero, una
infiltrazione nella Cassazione
usando argomenti "biblici", a me
ignota, e i cui contatti,
sotterranei e non, aprivano
gia' uno spaccato )a me nion
inquadrato e classiicato) emerso poi
negli anni 2009 in poi. Bene: la
battuta di Cascini seduto al bar
dietro piazzale Clodio, era "coeva"
del marzo 1995).
Ben sei o piu'
uditori giudiziari del concorso del
1990 avrebbero avuto estratti e
scelti sei posti a Roma (posti
ovviamente messi a disposizione tra
le sedi da scegliere secondo ordine
di graduatoria, ma era cosa mai
successa prima nella storia della
magistratura romana), nella Procura
Circondariale che aveva pure urgente
bisogno di coprire i ruoli, tant'e'
che quell'anno furono ridotti
all'osso i tempi del tirocinio dei
nuovi magistrati. Mentre del posto
altissimo in graduatoria di Cascini
che avevo conosciuto subito come
uditore non avevo alcun dubbio, mi
chiesi allora come avesse potuto
essere cosi' brillante Stefano
Pesci, un avvocato di Bologna,
anzianotto e "preso", "occupato"
(pensavo) dal lavoro. Se sei un
avvocato con attivita' ben
avviata, come e' che entri a
distanza di molti anni in
magistratura rinunciando al tuo
avviamento professionale?!
Semplicemente non mi era mai
capitato di osservare un percorso
del genere. Conclusi che aveva
inseguito la carriera della moglie,
ma era una conclusione provvisoria e
col punto interrogativo.
Oggi sappiamo
"qualcosina" di piu' ... che esce
per intero dalle nostre vicende, e
abbiamo molte idee chiare in piu'...
In particolare
Giovanni Buonuomo era anche un
informatico di buonissimo livello,
appena venuto da Savona o La Spezia
(gia' Pretore in precedenza),
lasciando ivi figli e moglie,
magistrata che lo avrebbe poi
seguito a distanza di oltre un anno
a Roma, come Pretore del Lavoro,
dopo l'acquisto della abitazione in
zona (Trionfale alto o BAlduina).
Giovanni manovrava
gia' con disinvoltura le macro
automatiche ed i modelli del
programma MICROSOFT Word, appena
immessa la piattaforma windows 1.0
in Italia e nel mondo della sempre
ritardataria informatica
giudiziaria. Io, pur attento a
seguire/apprendere, mi ero da poco
impadronito del funzionamento
dell'ambiente DOS 3,1 e degli
obsoleti 286 e 386 OLIVETTI e del
primo 486DX arrivato "a
giustificare" la arretratezza
tecnologica delle forniture al
Ministero della Giustizia. Ed andavo
creando un sistema di gestione delle
attivita'/documenti dei magistrati
della Procura Circondariale. Usavo
un programma DOS preesistente e
molto lineare, WS4, e puntavo in
modo un po' "arretrato" su una
organizzazione meramente sistematica
e casistica dei documenti (uno per
caso, quindi migliaia di casi),
usufruendo di un sistema ordinante
di directory e sotto directory (ad
albero, tipo capitoli, paragrafi e
sotto paragrafi) e di un programmino
( XTG) che
aveva anche il pregio di far gestire
e vedere bene l'albero
classificatorio .
Buonuomo,
era piu' avanti a me in quanto
sapeva molto di informatica: io ero
alle prime armi..
Il
ricordo
riferito al CSM tra le righe
nell'esposto memoria del3
novembre 2012, [* oggi
abbiamo validi motivi di ritenere
che il folle tentativo FALLITOdi avvio
di procedura di amministrazione di
sostegno a mio danno il 15
novembre 2012 abbia avuto questa
allusione come causa scatenante] circa
la
sua buona conoscenza di un
programma (piattaforma
di
comunicazione denominato TELNET) e
di quella "scatola" destinata alla
connessione poggiata su un tavolino
della sua stanza, e' preciso.
Come e' preciso il ricordo
di lui che mi illustro' le
caratteristiche da chat primitiva
del programma (in realta'
era una autonoma piattaforma) e
anche l'uso dei nickname,
raccontatomi a voce e fattomi
vedere dallo schermo con scritte
verdoline: tutta roba che ignoravo
e da ignorante ritenevo
dispersiva, inutile ed anche un
tantino "buffa".
Ero sposato, mi sarebbe
dopo poco nata la terza figlia, e
pensavo all'ammodernare il lavoro,
a smaltirlo bene e al mio impegno
interno alla magistratura
[l'impegno interno ed
istituzionale non e' affatto una
cosa impropria per un magistrato,
e teoricamente come nella pratica
precedente non lo era certo stato:
e'/era lo strumento con il quale i
magistrati assicurano, orientano e
gestiscono il buon andamento del
lavoro e degli uffici, le
necessarie valutazioni di
professionalita' ed altro.
M.D. ed io in essa, puntavamo
realmente sull'impegno
ordinamentale; e sull'assicurare
la progressiva indipendenza e la
realizzazione del principio
costituzionale del "giudice
naturale" attraverso garanzie,
tabelle degli uffici e vigilanza
con controllo obiettivo della
professionalita' ].
Nel contesto in cui Buonomo
mi aveva elargito due sue
conoscenze di TELNET (mi sembra di
ricordare che pronuncio' solo una
volta il nome della piattaforma di
comunicazioni) io scarabbocchiavo
sfessato disegni stilizzati
infantili su dei foglietti su quel
tavolo, e Giuseppe Cascini entro'
infine nella stanza, inizialmente
a contrattare come fanno gli
uditori giudiziari il suo
tirocinio "mirato" anche con
Buonomo. Faceva molto caldo, la
nuova stanza di Buonomo spostatpso
sulla altra ala dava dalla parte
dove batte il sole di primo
pomeriggio, e dovevo tornare a
lavorare; avevo lasciato a Gianni
un floppy quadrato con i miei
preziosi (per me), primi documenti
ordinati scritti in ws4 e con
tanti capi di imputazione da far
importare nel glossario del
modello "Normal" o "decreto di
citazione" in WORD per windows
(allora ancora giravano anche i
floppy "a cerchio" flessibili, un
simpatico ricordo dell'avvio
scalcinato della informatica
diffusa negli uffici giudiziari).
E tornai nella mia stanza.
Lasciando Buonomo e Cascini li'
Cascini curiosamente interessato
ad un piccolo foglietto giallo e
ad un foglio da me insignito,
finiti i post-it, di un disegnino
a pennarello. Prima che riuscissi
a tornare al mio ufficio arrivo'
nella stanza anche Stefano Pesci
che incontrai sulla porta.
A quell'epoca ero un
magistrato giovane ma di spicco,
impegnato nella costruzione e
nella critica agli errori
organizzativi dell'ufficio della
Procura Circondariale di Roma; ed
ero piu' che mal visto dalla
cordata migliorista di MD, da
sempre avversa, ma anche vissuto
dal Procuratore Capo Circondariale
DI MAURO come contestatore autore
di documenti sottoscritti dalla
unanimita' o quasi sul tema
della necessita' della
specializzazione per materie,
mentre i sostituti della Procurina
erano seppelliti da una marea di
assegnazioni d procedimenti
indistinti.
La sezione romana manteneva
ancora una sua indipendenza ed
autonomia grazie anche alla
presenza di Michele Coiro e
dell'area piu' di sinistra (non di
apparato).
Ero politicamente a cavallo
tra i due orientamenti e molto
stimato da Michele: lui fu uno dei
padri fondatori della genuina MD,
noi ci sentivamo assieme come
tanti magistrati perbene con un
impegno comune,
costituzionalmente orientato.
6. TELNET. Death. Giovanni
Buonomo, Giuseppe Cascini ,
Stefano Pesci & Paolo Ferraro
testimone.
Dunque Giovanni
Buonuomo usavain
ufficionell'estate
1990
il baracchino/scatolotto di
TELNET che avevo vistopoggiato
su
un tavolino davanti alla colonna
tra le varie finestre assolate di
pomeriggio, della sua segreteria,
il tutto collegato con un suo
modem alla linea telefonica
normale.
In Italia, so ora, si
trattava di un mezzo utilizzato da
poche migliaia di persone se non
centinaia. Era un sistema con
sotto sistemi di decisa
provenienza militare. Ho di
recente letto al volo di una
domanda a bruciapelo fatta dalla
PM che seguiva il processo
sull'omicidio di Simonetta
Cesaroni imputato Busco, su
VIDEOTEL e su una chat rosa ..
In quella segreteria
entrarono sia Cascini che Pescie
io avevo avuto modo di guardare le
scritte verdognole sullo schermo
del baracchino, fui gratificato da
una spiegazione sul concetto di
chat e vidi i nickname. Tra essi
figurava certamente "Death"
perche' il mio ricordo e' nitido.
E io pensando che quel giochino
strano era stupido e non mi
interessava me ne tornai nel mio
ufficio, lasciando Buonuomo molto
concentrato sul "giochino
elettronico".
Non sapevo ovviamente nulla
delle seguenti piu' approfondite
circostanze che ho acquisito ora
tramite accurate ricerche su
INTERNET. E neanche mi resi conto
che intorno al programma/sistema
giravano tanti quesiti e varie,
dopo il caso di via Poma, che era
trattato ovviamente dalla Procura
Tribunale. D'altronde all'epoca
ero arci convinto che la Procura
Circondariale era fatta di persone
sane e per bene, con alcune delle
quali potevo essere in dialettico
confronto e conflitto "politico
istituzionale", e non mi sarebbe
potuto venire un accostamento
mentale tra fatti. "era fuori,
nella societa' , che delinquevano
... " (povero idiota, io, nella
torre d'avorio di un ruolo
perbene, che pero' accecava,
anche).
DUE RICORDI DEL 1991 ed uno
del 1995
Ma vi e' anche un ricordo
del 1991 di uno Stefano Pesci piu'
che preoccupato con atteggiamento
furtivo che, nella Procura dei
grandi (noi eravamo Procura
Circondariale, la Procura dei
piccoli, secondo una pessima
ironica dizione, profondamente
errata), entrava nella stanza di
un pubblico ministero serio,
Silverio Piro, morto recentemente
di un male incurabile. Stavo
girando per convocare i magistrati
di M.D. della Procura Tribunale ad
una riunione di sezione. Allora
(non oggi) notai concitazione,
preoccupazione, un certo
disappunto per averlo io visto
girandomi, e un atteggiamento da
"topolone" che mi incuriosi'.
Oggi che sono "gatto" mi e'
ovviamente tornato alla mente.ADDE:Allora
pensavo
a distribuire volantini di
convocazione ...).
E distribuendoli insieme a
Rosanna Ianniello segretaria della
sezione romana di MD sempre nel
1991 ricordo che entrammo nella
stanza di un GIP della Procura
Circondariale di Roma, un
magistrato avanti nella carriera e
notto per essere un pianista di
musica classica anche. Una persona
molto per bene ..il dott.
Corradino Castriota che,
commentando il suo disinteresse
per la convocazione, lancio' una
conclusiva stilettata verbale
diretta a Rosanna "voi pensate ai
vostri giochini". Che non si
riferisse semplicemente ad
attivita' istituzionali
ordinarie e manovre e manovrette
politiche, e ad una sua mancata
nomina, lo intuii dal tono
esacerbato ma composto e
fortemente tagliente.. e mi rimase
impresso proprio perche' allora
non mi significava NULLA. Mi era
rimasto un punto interogativo
interiore.
Ho legato poi questa
allusione incompiuta ad altra
incompiuta di Cecilia Demma
magistrato che "frequentavo", nelgennaio
2015: mi disse
interrogandomi con gli occhi, per
vedere se avevo capito, oltre le
parole, di Rosanna Ianniello e del
PM allora della Procura TribunaleGustavo
De Marinis,e
inizio' ad alludere di un qualcosa
altro di piu' articolato visto che
non trovava le parole, ma io nel
fingere disinteresse la indussi,
non volendo, a tacere. Paolo
Ferraro non doveva essere messo al
corrente di qualcosa di segreto o
piu' nascosto. Me ne accorsi anche
allora.
7, UN SALTO IN AVANTI 2013
agosto e 2016 febbraio Una
testimonianza attendibile e chiara
Certo di salti in avanti e
di analisi ne ho fatti dalle
scoperte e dalla persecuzione, dal
2008 in poi. Ma entrambi le
informazioni acquisite da persona
strainformata su fatti e persone,
ancora mi lasciano un brivido
lungo la schiena. Questo un
estratto video di sintesi
preceduto da tre video audio
dedicati piu' analitici, che hanno
confortato tutto cio' che per
fatti comportamenti
attivita' avevo scoperto
riguardo Stefano Pesci e Silvia
Canali. Si verte sempre in tema di
prove dirette da registrazioni
telefoniche di persona
"stra-informata" e le telefonate
sono dell'agosto 2013 e febbraio
2016.
TUTTO QUEL CHE SERVE
IN QUATTRO MINUTI
E' a quel punto che tutte
le informazioni ricevute da una
Silvia Canali "fattami" conoscere
sul lavoro nell'ottobre 1995 ed a
me assegnata come VPO neo nominato
da formare, e che si era legata a
me, ed improvvisamente aperta con
me nei primi mesi del 1996 e le
stesse osservazioni che
accompagnarono il suo essere
venuta nella mia sfera, sono
divenute di una importanza
cruciale. Una contro prova
incrociata su tutto.
Nel 2014 di estate
a giugno inoltratomi
ero
recato dalla fornitissima avv.
Antonella M. Rustico che
frequentavo ancora seguendo lei le
vicende del divorzio (ed avendola
iniziato a frequentare come
appartenente ad un certo mondo
complottistoide e di una destra
che mi aveva poi accerchiato
amorevolmente, ma per delimitare e
rinchiudere in una cerchia
ristretta il tutto). Lei tiro'
fuori dal "cassetto magico" un
articolo di una rivista di
criminologia in cui rividi la
margherita disegnata .. e me lo
porto' a vedere sul balcone dove
eravamo seduti .... Da li' la
ovvia richiesta mia .. "me lo
scansioni ?!" ....
da allora
tra un impegno di informazione o
politico o giuridico difensivo (io
ho scritto anche pressoché
tutti gli atti delle mie vicende
di magistrato defenestrato ed
accerchiato) sono arrivato ad
avere come "teste-investigatore"
un quadro valutativo ed indiziario
... che risulterebbe in astratto
ben piu' che meramente
percorribile da una magistratura
"indipendente".
Il
disegno stilizzato della
margheritina seduta su una sedia, lo
facevo io (anche, ma gli altri chi
sarebbero ?!), sui fogli e memo
gialli di cui era stra-fornita la
Procura Circondariale di Roma, e
nella stanza di Buonuomo c'erano gli
evidenziatori rosa di cui sempre la
Procurina era stra-fornita ...
evidenziatori che usavo per disegnar
margheritine..
Ergo siccome non
sono l'assassino e neanche potrei
esserlo (e non ho mai fatto male
neanche con un buffetto ad un umano
in vita mia, mentre "tanti lutti
addussi ai polpi, rombi e sogliole
in mare") le ipotesi in campo sono
assai limitate.
O quel disegnino era
mio e allora il FOGLIO FU
APPOSITAMENTE PORTATO A VIA POMA o
era stato imitato il mio disegno di
margheritina e IDEM CON PATATE (e si
parla di reati eh ?! e di tentata
calunnia pluri-aggravata morta sul
nascere). Ma contro me o contro
Giovanni Buonuomo di cui era
rispettivamene rivale politico a
missione segreta gia' definita
contro l'ingombrante magistrato
democratico della sinistra romana, o
gia' rivale in amore, Giuseppe
Cascini giovane uditore appena
arrivato ?!). La risposta e'
semplice: mentre dell'innesco
"amicale" tra Buonuomo e Maria
Teresa Covatta era difficile che
sapesse nell'agosto 1990 ed io seppi
retroattivamente dalla bocca di
Buonuomo nell'estate 1991, ad
innesco in fase di smorzamento,
subii una disperata scenetta di
gelosia malata da Cascini piangente
nella sua nuova stanza" tt devi
togliere dimezzo da Maria Teresa".
Ma siamo gia' ben oltre ..
l'uditore aveva appena preso
possesso dell'ufficio nella Procura
Circondariale .. ed io che in mezzo
non ero e non mi ci misi mai risposi
allora grosso modo con una frase
simile "ma ti sei bevuto il
cervello?!".
Oppure c'erano in giro
altri disegnatori di margheritine
sedute ,,.
Solo che ho letto
pochi giorni fa che il disegnino
della margheritina (forse ricicciato
come tema a nove anni di distanza,
in occasione del furto al caveaux
della Banca di Roma), se lo e'
infine attribuitonel 2008, a
venti anni dal fatto,
una poliziotta che, partecipando
alle attivita' di accertamento in
via Poma, disegnava anche lei
margheritina. ma aggiungendoci pure
le paroline chiave (?!?!?!)
quindi se due piu'
due fa ancora quattro tutto e'
ambientato e riferibile a p.le
Clodio ed ambienti investigativi
anche. O no?! E la stretta vicinanza
con certo tipo di ambiente militare
di Stefano Pesci, notizia certa
acquisita, non e' affatto
irrilevante E il 2008 e' l'anno dell
trappola della Cecchignola* ... che
"sembrava" funzionare ... Avessero
mollato l'indizio artificialmente
costruito perche' si aveva di meglio
in itinere ?! O all'opposto perche'
temevano che uscisse una
macchinazione di antica data dopo la
denuncia dei fatti della Cecchignola
?! Io posso solo auspicare che si
accerti nel quadro di un vera
indagine.
Io
riconosco lo stile mio, il
disegno, il pennarello
evidenziatore rosa ed il luogo
in cui, finiti i post-it,
lasciai il foglio su cui avevo
disegnato margheritina"sprezzante
del pericolo" (sorrisini)tornando
banalmente a lavorare nella
mia stanza ufficio della
Procura Circondariale dalla
segreteria di Buonuomo. Ma la'
Pesci e Cascini li avevo
lasciati non tanto con
Buonuomo ma con lo scatolotto
TELNET da Buonuomo manovrato.
Non li ho visti armeggiare ma
.....
E ora il mio vecchio
articolo LA CALATA SU ROMA 1990
prende ben altro sapore intenso
E qui vi reinvito
prima a rileggere tutto per la
seconda volta de LA PRESENTE PARTE
PRIMA, di questa accurata analisi e
narrazione,, e poi a compulsare gli
unici articoli od interviste serie
sul CASO di via Poma: quelli del
criminologo Carmelo Lavorino. Un
lavoro fondato su ben altro fronte,
su evidenze scientifiche e prove
obiettive. Manca(va) solo un
quadro storico indiziario di
riferimento a persone certe .......
Dunque
c'e' .. qualcuno a caccia di una
donna con l'ombrellino rosa o
senza e di un mancino con sangue
tipo A (magari ambi mancino ?!)
uomo violento impegnato in una
attivita' omicidaria rimasta
impunita .. dopo ventotto anni di
procedimenti e processi depistanti
..
SEGUE
.."Via Poma. PARTE SECONDA"
... da non perdere ...
PARTE
SECONDA
VIA POMA
PARTE SECONDA
AIAG via
Poma e molto altro, da fatti
annotati nel febbraio e marzo 1996
e dalla viva voce di SILVIA CANALI
conosciuta/fatta conoscere
nell'ottobre 1995.
���������
VIA POMA 1990.
Partiva tutto da li' e da
li' parte. Dalla
grandediscovery 0.
RIASSUNTO
DELLA PARTE PRIMA:Intorno
alla
margheritina un caso PROVATO
di grave depistaggio se non
di calunnia fallita
pluriaggravata e qui il
mirato rimprovero pubblico
di chi vi scrive al
criminologo psichiatra uomo
e formatore dei servizi
civili dott. Francesco Bruno
[ascolta in particolare
anche al min 14 e 24 sec.]
BREVE
SINTESI INTRODUTTIVA ALLA
PARTE SECONDA.Dunque
dal
1994 Paolo Ferraro superata di
slancio lacrisi
di coppia innescatanel
1992
è da single ancora la persona
più felice del mondo, ma prima
di arrivare, dormendo un poco
da piedi (ma come fai ad
immaginarti certe cose da"malati di
mente") sino alla trappoladella
Cecchignola,
dovrà affrontare un percorso.
Era stato avvertito da
ultimo nel 1995 daMaria Teresa
Covatta:"Con la scusa che
sei un bell'uomo e ti
piacciono le donne .. finirai
per farti mettere in mezzo",
posto sotto zuccherata pressione
dellamagistrato
Cecilia Demma,[fallita
dichiaratamente nel suo micro
ruolo, al fondo persona per bene
troppo consapevole delle
poliedriche doti di Paolo
Ferraro e, non volutamente,
innamorata,"non posso
continuare ... non ce la
faccio a continuare" - n.d.r.Nell'attività a me
affidata-la frase da lei rivolto
allusivamente sbottando, a
Rosanna Ianniello),Infine ero
passato dal febbraio al maggio
1995 "sotto" l'avv. Laura
Vasselli autrice a partire
da 23 anni della scalata "piolo per piolo" nella Cassazione,
il palazzaccio destabilizzato
"nelle geometrie" dalla di lei
intraprendente bellezza, lei
monitorata da i finti compagni
del "manifesto dark" (AVV.
SANDRO GALIENA) e pendant
collegati nella MD nascosta
(Agnello Rossi), e
ovviamente dall'ineffabile
FRANCESCO BRUNO.
Era
venuto il turno(dovendosi
sostituire la Vasselli)della allora un po'
avvenente ragazzona romana
appena divenuta,Vice Procuratore
Onorario, dott.ssa SILVIA
CANALIpraticante
procuratore legale. Da qui
inizia questa SECONDA PARTE e
la, fedele al millimetro,
narrazione, che verrà incentrata
su AIAG via POMA liceo Socrate e
via di villa Pamphili
(Monteverde) nell'arco di tempo
di riferimento che si dipana dal
1983 al 1992, sempre dai
racconti diretti a me fatti nel
febbraio marzo 1996.
LA PRIMA DELLE
SORELLE CANALI VALLINI.SILVIA CANALI prima
delle tre sorelle CANALI(madre
Vallini
Fiorella, nipote del cardinal
VALLINI, già funzionaria e poi
membro del collegio sindacale di
una nota multinazionale del
tabacco americana,
commercialista nel e poi
titolare sino al 1991 del
prestigioso studio in quel di
Corso Trieste, e poi
commercialista del ricco
imprenditore "Giggi" con villa
prestigiosa sull'Aventino,
limitrofa ad importante sede
nazionale dell'Ordine Militare
dei Cavalieri di Malta) nata in
un epicentro ebraico
masso-cattolico, e comunista del
"generone commerciale" -definizione datami
da una vera comunista della
generazione comunista italiana
pulita che parecchio sapeva -fu
fatta conoscere a Paolo Ferraro
in quanto VPO da addestrare e
formare per un mese nell'ottobre
1995, affiancandola nelle
udienze penali.
Ero
single e mi ero tolto
dall'impaccio gravissimo della
Vasselli, i cui sfrontati
racconti erano già allora una
narrazione di strategie di
scalata senza indicazione dei
nomi dei programmatori, tranne
incontri per riferire a Sandro
Galiena e la allusione ad uno
psichiatra medico che aveva lo
studio vicino la mia abitazione,
poi individuato nel notoFRANCESCO BRUNO (e nello
studio troverò cercandole
appositamente nel gennaio 2011
tracce documentali della
"collaborazione" Bruno-Vasselli).
SILVIA CANALIinizi�
attivamente nella seconda met�
del novembre 1995 a
relazionarsi con me,giàesauritosi
il rapporto con l'ex marito
Giovanni Orfei, e da tempo
terminato l'artefatto caso del
padre Orfei, geopolitico
consulente di DE MITA,incastrato
in una inventata "intelligenza
con lo straniero" poi trattata,dal rimpianto
Procuratore di Roma Michele
Coiroequilibratamente,
come
una costruita trappola anti
governativa da archiviare,
La scoperta dell'uomo
Paolo Ferraro iniziò a distrarre
la Canali (a volte si tratta
solo di agenti/fattori passivi
immessi, come da nozione di
intelligence nota, nei debiti
ambienti) ed ella cominciò ad
aprirsi fornendo racconti che,
allora sottovalutati, oggi sono
di cruciale importanza.
Fortunata fu la circostanza per
la quale ingessato per una
distorsione al ginocchio destro
presa in una partita di calcetto
padri-figli, rimasi da solo
tutto il giorno per venti giorni
nella abitazione di lei in Roma,
via Costantino. Era giugno
credo, 1996.
1.Ilprimo
racconto del dicembre 1995,
in attesa della seconda
proiezione di film fuori dal
noto cinema in Campo dei Fiori,
poi ripreso in seguito,
inquadrava le non consuete
esperienze liceali della Canali,
nelliceo SOCRATE
nella Garbatella.
Testualmente mi parlò di qualche
professore in particolare di
storia e filosofia, totalmente
incompetenti definiti
sprezzantemente "sessantottini,
quelli del 6 garantito" ma parlò
di giri ed attività con le
studentesse esplosi in unoscandalo
interno al liceo, una formale
importante inchiesta interna,
poi confluita negli archivi
della scuola,che
aveva
coinvolto alcune ragazze. E
ricordo che si descrisse come la
autrice della ribellione contro
ciò che accadeva
sotterraneamente: esito della
inchiesta?! il suo trasferimento
in altra classe del liceo(?!).
n.d.r In quel liceo c'era anche
il futuro magistratoAlbamonte
Eugenio, in una
classe prima, che vinto il
concorso fu mio uditore nel
periodo immediatamente
precedente l'arrivo di Silvia
Canali come VPO onorario
nominato dal CSM.
2. IL secondo
racconto"intimo"
ma
oggi troppo importante,effettuato
nel febbraio 1996concerneva
un
insieme di frequentazioni in
corrispondenza del primo e
secondo anno di università, ed
aveva come protagonista iniziale
uno stuart dal nomeAngeloe
la sua comitiva con "sede" anche
in abitazione aMonteverde
via di villa Pamphili.
Del racconto che lascio
immaginare, facevano parte
integrante non solo
le"convocazioni" dal gruppo in
Roma, ma gite in moto con
permanenza in ville della
Toscana. Ed una vacanza in
Inghilterra per liberarsi dalle
sue dipendenze"varie"(disse).
La
mia permanenza forzata,
ingessato, nella casa, nel
successivo giugno 1996, mi
consentì di vedere e memorizzare
da numerose foto il contesto, e
alcune cartoline tra cui una
inviata da San Paolo in Brasile,
mi consentirono di apprendere
nomi e cognomi tra cui quello
dell'ANGELO dal cognome di noto
attore anche teatrale e
romanesco s.e.o.o. . L'Angelo,
inizialmente posto al centro di
racconti un pò preoccupanti
aveva abitazione in viale
Marconi vicino alla allora
abitazione della famiglia Canali
Vallini, ma da elenco telefonico
dell'epoca il telefono fisso lo
aveva ancora là, nel 1996.
Quando terminò il duro raconto
la CANALI, tremendamente
prostrata dallo sforzo di
aprirsi ebbe un gravissimo mal
di testa che la porò, da me
accompagnata, al Pronto Soccorso
del CTO della Garbatella, ove le
fecero una iniezione di BUSCOPAN
e le proposero un ricovero per
accertamenti, da lei rifiutato.
Le espressi dopo le mie
perplessità sulla delicatezza e
impatto delle sue "esperienze"
riservandomi di vagliare la
continuazione del nostro
rapporto, Lei alquanto disperata
mi rassicurò che si era trattato
di una parentesi e per tempo non
lunghissimo (ma non mi sembrò
convincente). D'altronde però
risultava essersi laureata, ma
passando a ROMA TRE, sposata in
Chiesa con Giovani Orfei e altre
considerazioni mi indussero ad
attendere e verificare.
3.Poco
prima
del racconto sopra, la Canali mi
aveva confidato di "essere"
(stata diagnosticata come)
esibizionista con forti
attitudini manipolatorie, più
altre attitudini di rilievo
psichiatrico, e di avere avuto
"crisi di panico" (neanche
sapevo oltre il suono formale
della parola di cosa si
trattasse), A me sano come un
pesce le frasi suonarono più che
altro come una autocritica sui
suoi meri difetti. Difetti che
aveva poi dato prova di
aver/voler superato/superare
aprendosi, anche tanto a
compensare il suo remoto
(diceva) passato. Una battuta
volante della Vallini madre,
donna di intelletto più
strutturato, spesso impietosa
nei giudizi, mi doveva mettere
in guardia "tanto
intelligente, tanto capace di
presentarsi e raccontare a me
sembra una portiera
chiacchierona che si inventa
una marea di frottole".
4.
Il quarto raccontonacque dalla
circostanza che avevo
trovato/notato in particolareun
cofanetto con vari gioielli,
orologetti e collane
prevalentemente in oro e di
apparente valore, una buona
parte ancora intonsi e in
confezioni scatolette
rispettive, sul ripiano
dell'armadio esistente nella
camera da letto.(vi
era un secondo scatolotto,
invece pieno di bigiotteria e
gioiellini sparsi ed in uso
corrente). Una volta che lei
aprì l'armadio, me presente,
allusi al cofanetto che si
intravedeva neanche da Lei ben
nascosto, e lei raccontò. I
gioielli le erano stati
consegnati per conservarli da
una sua amica del liceo,
coinvolta quantomeno nelle
vicende dell'epoca pensai
dubbioso, e mi parlòvisibilmente
terrorizzata) di un "incidente"
gravissimo (voluto, si capiva
benissimo dal suo atteggiamento
di terrore "partecipato"). Una
auto aveva investita la ragazza
in motorino frontalmente,
letteralmente schiacciatasi sul
parabrezza, e le aveva quasi
disintegrato la struttura
facciale, lasciandola in
gravissime condizioni.
Ovviamente non so se il racconto
fosse esatto ed esattamente
datato, ma molti anni dopo nel
2014 ho ritrovato gli elenchi
della classe del liceo Socrate,
incrociato i nomi e cognomi con
profili in FB, e ritrovata la
ragazza con viso palesemente
schiacciato e ricostruito,
laureatasi alla università
LUISS. Le mieoperazioni
di
ricerca effettuate insieme alla
consueta partecipe e testimone
diretta. Il
racconto sui gioielli non
quadra(va) affatto a partir
dalla tempistica (chi è colei
che lascia per dodici anni in
custodia a compagna di scuola
non più frequentata, un
cofanetto di gioielli preziosi
?!) Dopo la spiegazione il
cofanetto fu portato dalla
Canali ad una sua altra amica. I
particolari sul suo ulteriore
nascondimento (da me sbirciati)
restano riservati. Sebbene
ritengo che un rinvenimento
ipotetico sia stato compromesso
alla luce di una "iniziativa del
luglio2013".
5.In
diverso
racconto la Canali mi cito' i
suoi attacchi di panico
datandone uno grosso modo
all'autunno/fine estate
dell'anno 1990 o forse 1991 e
localizzandolo in quel di
PERUGIA dove si trovava a
camminare, con l'allora
fidanzato Giovani Orfei venuto,
ma non presente al momento.
6.Altri
racconti
o fatti direttamente percepiti
attengono all'AIAG ed all'ENTE
NAZIONALE PER IL TURISMO. Sia
Silvia Canali che la sorella
erano state vicine all'AIAG, e
se non erro la Canali citò
ostello della gioventù in
Germania. La sorella la vidi poi
nel maggio 1996 presso la sede
che curava la GUIDA TOURING
ITALIANA vicino p..zza Bologna,
dove avevo accompagnato Silvia
Canali. Ma all'epoca le sorelle
Canali curavano anche la
gestione di un negozio terminale
della industria tipografica del
padre, ubicato in via
Alessandria lato Porta Pia.
Laura Canali curava inizialmente
infine, poi divenendo cartografa
ufficiale, le mappe geografiche
per la rivista LIMES diLUCIO
CARACCIOLO. Nella
medesima rivista lavorava sino
al 1995 anche il giovane marito
della Canali Silvia, portato da
lei nell'alveo di LIMES, Giovani
Orfei, poi separatosi da rivista
per dissenso politico e dalla
famiglia/moglie Canali. Laura
Canali è divenuta compagna e
moglie di LUCIO CARACCIOLO,
negli anni duemila, SILVIA
CANALI cognata.
7.Un
giorno,
credo dei primi di marzo 1996,
pochi giorni dopo le sue
"rivelazioni" sul gruppo in via
Pamphili nel 1985 1986,
accompagnai richiesto, con
l'auto, Silvia Canali presso la
sede degli ufficiali giudiziari
in Roma, ove doveva portare
degli atti da notificare dello
studio in cui faceva pratica in
via Angelo Emo, (la via me la
ricordo per aver atteso la
Canali sotto studio e aver
partecipato ad una festa di
addio quando lasciò lo studio).
Parcheggiai la macchina a spina
verso il finire della stradina,
da me mai vista prima, sulla
destra in posizione regolare.
Dopo il discreto lasso di tempo
necessario per il disbrigo della
consegna degli atti da
notificare, la Canali ritornò e
sedutasi nell'auto, con uno
sguardo cupo e terrorizzato
volto verso il basso disse
testualmente " io so chi ha
ucciso Simonetta Cesaroni".Presi
la frase come una boutade ed
una millanteria strana.Era
una VPO con trascorsi, ma una
persona a suo modo piacevole e
loquace, un po' ciarliera.
Difatti non proseguiva mai
discorsi e frasi lanciate a
metà.
8.Un
giorno
del maggio 1996 andammo io e
Silvia Canali, previo
appuntamento telefonico, a fare
la sosta pranzo, al baretto
posto in P.le Clodio subito
oltre viale Mazzini, all'angolo.
Lì si piazzava al centro del
tavolinetto, da solo e guardando
in direzione nostra che ci
avvicinavamo, Giuseppe Cascini.
Io mi volli sedere con lui allo
stesso tavolino e parlammo del
più e del meno. Notai uno
sguardo intimidito della Canali
(donna con personalità affatto
timida e atteggiamento di norma
quasi sfrontato) ed una
indifferenza ostentata nei di
lei confronti. Allontanandoci,
la Canali sbottò parlando tra se
e se con la testa inchinata
verso il basso " che figlio
di... " frase palesemente
riferita a Cascini.
9.Silvia
Canali
poco prima che mi fosse inviata
in udienza per il tirocinio
breve la avevo vista una sola
volta, in fine estate 1995, sul
portapacchi seduto dietro al
motorino da lei condotto PAOLO
AURIEMMA, altro magistrato di
Monteverde. Erano usciti dal
cancello che da verso piazzale
Clodio. Io tornavo a piedi dalla
pausa pranzo.
10. Una menzione
merita infine una sequenza
realizzatasi nel luglio 2013 a
brevissima distanza.I
primi del Luglio 2013 eravamo
tornati a Roma dalla vacanza in
Puglia per partecipare ad una
udienza civile. Vedemmo io e
Patrizia la Canali fortemente
scossa e preoccupata in maniera
anomala. Come eravamo venuti,
per partecipare ad una udienza
civile, ce ne tornammo al mare
in Puglia. Il successivo 13
luglio alle 5 e 50 di mattina
veniva dato fuoco a partire da
una classe al primo piano, alliceo
Socrate (quello al punto 1
sopra), danni ingenti
che hanno coinvolto otto aule
rese inagibili e svariato
materiale didattico anche
costoso. Un gesto gravissimo,
"un episodio vergognoso e
intollerabile" vandalico e
risultato compiuto da quattro
ragazzi, due maggiorenni e due
minorenni, e due bocciati per la
seconda volta, tutti confessi
presentatisi alla Questura di
Roma solo tre giorni dopo. Le
versioni di stampa sul gesto
omofobo e razzista caddero in
fumo, così' come la matrice
politica di destra. Ma sul caso
obiettivamente anomalo,
gravissimo e inaspettato erano
intervenuti tutti, credo,
compreso Napolitano. Era ora
secondo la nuova versione di
stampa e "confessata" una
ragazzata gravissima concertata,
per "vendetta da bocciatura", di
notteal
mare ad Ostiae
realizzata tornando di notte
fonda a Roma. A difendere due
dei ragazzi l'avv Luca
Petrucci,
quello coinvolto nel
CASO PAOLO FERRARO.Non
sappiamo
cosa sia successo agli archivi
del Socrate. Sappiamo però
perchè la Canali si era
gravemente preoccupata i primi
di luglio ,,,,,
Gli elementi di quadro
enucleati, tutti veri al
millimetro hanno preso una loro
consistenza alla luce degli
avvenimenti dal 2006 in poi , e
delle prove emerse su vari piani
dirette ed indirette, oggi tutte
di conoscenza pubblica.
Se, come è stato
provato, e descritto
analiticamente in otto anni di
grandediscovery
A) alla Canali è
attribuibilela
gestione materiale
organizzativa del sequestro di
persona ordito il 23 maggio
2009, e ordinato da Luigi
Cancrini come da diario di
Gino Ferraro e sentito da me
stesso ordinare da Stefano
Pesci al telefono,in
necessario
accordo con Giovani Ferrara e
Agnello Rossi;
B)tutto
quanto scoperto ed il rilievo
enorme relativo erano veri e
tutto risulta dimostrato con
prove dirette insormontabili,
e di pubblico dominio. Di qui a
ritenere che chi intervenne
distruttivamente fosse "anche"
partecipe e consapevole a monte
non vi era, già prima di altre
conferme, vallo logico
apprezzabile, con ragionevole
certezza;
C) nellevicende
persecutorie
molteplici ed iniziative
giuridiche su vari piani la
Canali, come è vero ed
evidente oltre ogni
ragionevole dubbio, ha avuto
un ruolo più che centrale;
D) tuttoil
complesso delle vicende
inaugurate dal 2008 risulta
caratterizzato "anche" da
interventi e mediante
situazioni di rilevante
rilievo segreto e militare;
E) tutto il quadroveroporta
a
risalire a STEP precedenti,
forniti di prova testimoniale
vera e comunque riscontrabile;
F) l'azione collimata ed
attiva della CANALI e di STEFANO
PESCI, fu caratterizzata nel
2009 dal loro buttare la
maschera e da una durezza
distruttiva senza paragoni,manipolatoria
a livelli tali da esser stata
pensata per essere
irraccontabile,
(quindi il livello di
organizzatori e gestori è ben
alto) ma proprio questa
caratteristica abbiamo superato,
rendendo prove uniche al mondo e
dirette adeguatamente trattate e
contestualizzate;
allora il necessario
retrocedere nel tempo e nei
ricordi veri e genuini non è
che che la necessaria
conseguenza dell'accaduto
provato con prove dirette ,
dal 2006 in poi.
L'agguato
disciplinare insulso ed
artificialmente architettato del
1994.
Persino
l'agguato disciplinare insulso ed
artificialmente architettato del
1994, quando la redistribuzione di
1.300 fascicoli già tutti
inizialmente trattati dal PM Paolo
Ferraro, a fronte del caricamento
di tremila e seicento procedimenti
per la realizzazione portata a
termine del progetto ATZ di
integrale automazione del lavoro
della procura circondariale per
fascia di c.a diecimila
fattispecie a tipologia
classificata, fa parte delle
stesse "iniziative e quadro".
(Allora il pm Giuseppe Amato, lo
vidi concordare ed ammiccare con
Giuseppe Cascini) archiviò 40 dei
60 PP a lui redistribuiti, con la
inconsistente motivazione che
erano stati superati i termini di
sei mesi per le indagini ottenendo
ovvi rigetti della richiesta ma
facendo ricorso in Cassazione poi
contro i rigetti: ottenne così,
isolato accoglimento in un
processo in Cassazione in cui era
sostituto procuratore generale
GERACI, che ne richiese un
procedimento disciplinare a Paolo
Ferraro. L'insensato procedimento
disciplinare si chiuse con una
sentenza del CSM di elogio
incondizionato del PM Paolo
Ferraro. Il programma ATZ venne
studiato dal CNR come esperienza
di automazione mediante
intelligenza artificiale. Non ci
provarono mai più ad entrare di
traverso nel merito del lavoro
dello scrivente. E pensare che
sulle scrivanie dei PM
circondariali, massacrati di
lavoro pendevano da 2000 a
sinanche settemila procedimenti
pro capite incolpevolmente
inevasi.
E qui vi
reinvito prima a rileggere una
altra volta LA PARTE PRIMA di
questa accurata analisi e
narrazione, e poi, dopo aver
ripassato questa seconda parte, a
compulsare gli unici articoli od
interviste serie sul CASO di via
Poma: quelli del criminologo
Carmelo Lavorino. Un lavoro
fondato su ben altro fronte, su
evidenze scientifiche e prove
obiettive. Manca(va) solo
un quadro storico indiziario di
riferimento a persone certe ....
Dunque
c'è qualcuno a
caccia di una donna
con l'ombrellino
rosa o senza e di un
mancino di sangue
tipo A (magari ambi
mancino ?!) uomo
violento impegnato
in una attività
omicidaria rimasta
impunita .. dopo
ventotto anni di
procedimenti e
processi depistanti
..
Io non caccio,
pesco, e pescando polpi
aspetto anche che escano
dalle tane ... e se sono
stati così folli da far
perseguitare un pescatore
di polpi per ventotto anni
non ho bisogno neanche di
acchiapparli .. ormai
stanno là .. non tutti ..
ma alcuni
AGGIORNAMENTO:Un
lavoro serio e dettagliato
oggettivato mediante
indizi veri e concreti
nella intervista concessa
nell'agosto 2020 dal prof.
Carmelo Lavorino
.... solo che
non sono polpi .. sono
murene pericolosissime
...
****************************************
THE END
***************************************
Dunque tutto nasce dal 1990 e la
minaccia "sei INGOMBRANTE" con
sorriso malevolo del settembre
1991 era rivolta "anche" a capire
se sapessi (?!) .. non avevo
capito una cicca e non ero tanto
ingombrante come uomo, cittadino,
magistrato, intellettuale ma come
TESTIMONE.
Ora si sa e si sa che non agire
investigare ed approfondire
protegge una delimitata BANDA DI
ASSASSINI, ben distinguibile
dall'idiota concetto astratto ed
inutilmente insulso di poteri
forti .....
Ripercorrere
quindi la grandediscovery da zero
a 1, 2 e 3 con i suoi impianti di
prove dirette è più che mai
semplicissimo ....E
ripercorrere i passaggi e debite
prove (1992, 1994, 1996, 2006,
2008, 2012, 2015, 2016, 2019)
serve solo a svelare/svelarvi
analiticamente intrecci,
coperture, condivisioni, tattiche
e strategie di una micro
BANDA.. ad altissime coperture.
DALLA
GRANDEDISCOVERY 0 alla
GRANDEDISCOVERY 1, 2 e 3 e dalla
GRANDEDISCOVERY 1, 2 e 3 ALLA
GRANDEDISCOVERY 0
Trenta anni
di attivita' segrete e coperte
illegali ad opera di una cordata
eversiva che appartiene ad un
DEEP STATE da ripudiare ed un
epicentro, Roma, ed il
magistrato Paolo Ferraro.ORA NON
POSSONO NON INTERVENIRE LE
ISTITUZIONI E LE MAGISTRATURE,
TUTTI VOI.
LA
GRANDEDISCOVERY 1
LA GRANDEDISCOVERY
1.La
operazione militare PAOLO FERRARO
e gli intrecci tra aree deviate ed
eversive militari, incistate in
una quota ristretta della
magistratura ed il supporto e
copertura di settori in
particolare collegati alla
psichiatria civile e militare di
apparati che appartegono al DEEP
STATE da ripudiare.https://www.grandediscovery.it/la-grandediscovery1/
LA GRANDEDISCOVERY
2. Trance formation of
Italy. Le sperimentazioni ZAO
nelle imprese farmaceutico
chimiche del settore oncologico e
neurologico del basso Lazio e le
sperimentazioni nel reparto
speciale del sabato sul
trattamento monarch mediante
sostanze chimiche.https://www.grandediscovery.it/la-grandediscovery2-slave-chimiche-e-trattamento-monarch/
A trenta anni
dall'omicidio dell'agosto 1990
gravemente e reiteratamente
depistato. Dopo una
inquietante sequenza di
procedimenti e processi che sono
sfociati nel nulla ed hanno
fatto girare a vuoto le
istituzioni. Mentre la
stampa del main stream
ancora congettura a partire dalle
false piste od usando il metodo
astratto della criminologia
fondata sul tipo di autore
ricavato a colpi di
estrapolazioni
immaginifiche impuntate
sulla scena del crimine
Delitto di via Poma. L'excursus
storico e giudiziario
Una cronologia ragionata
di Igor Patruno
7
agosto 1990 - In via Poma, a Roma,
nell’ufficio dell’Associazione
alberghi della gioventù (AIAG), viene
uccisa Simonetta Cesaroni, 21 anni. Il
cadavere viene trovato per
l’insistenza della sorella Paola,
preoccupata per il suo ritardo.
Simonetta è nuda, ma non ha subito
violenza sessuale. Il suo corpo è
stato trafitto con 29 colpi di arma
bianca.
10
agosto 1990 – viene consegnata
ufficialmente dal medico legale Ozrem
Carella Prada la relazione medico
legale.
Il
cadavere presenta una lesione ad
un’arcata sopraccigliare e diverse
ecchimosi. La morte, avvenuta in un
arco di tempo compreso tra le 7 e le
12 ore prima dell’esame avvenuto alle
ore 2.00 circa dell’8 agosto. Dunque
secondo il medico legale Simonetta
Cesaroni è deceduta in un momento x
situato in un arco temporale molto
ampio che va dalle 14.00 alle 19.00.
Carella Prada precisa che la
temperatura elevata “di piena estate”
potrebbe aver reso più precoce la
generalizzazione topografica del rigor
mortis e dunque il momento della morte
andrebbe collocato “più intorno alle 7
ore che alle 12 ore prima del
sopralluogo. Il mezzo lesivo è un’arma
bianca da punta e taglio “con
peculiarità bitagliente”. L’arma è
penetrata da un minimo di 1,5 ad un
massimo di 11,5 centimetri. Sempre
secondo Carella Prada l’arma è stata
brandita con la destra e la vittima è
stata “colpita reiteratamente ed in
rapida e seriata successione, giacendo
a terra. Il medico legale oltre alla
tumefazione sull’emivolto destro e
alle ecchimosi sui fianchi, riscontra
una “singolare lesività tutt’affatto
superficiale” al capezzolo sinistro
“di natura escoriativa superficiale”
che per molti aspetti (in particolare
per una deformazione “a goccia” del
capezzolo – scrive Carella Prada –
sembra poter denunciare “in termini
deterministici” l’azione di un morso.
La morte è sopravvenuta a causa di un
“collasso cardio-respiratorio
rapidamente e terminalmente insorto in
via post emorragica”. Mancano sul
cadavere lesioni “da difesa”. Non ci
sono segni di violenza sessuale.
10
agosto 1990 – Viene fermato Pietrino
Vanacore, uno dei portieri dello
stabile di via Poma.
Sui
pantaloni indossati dal portiere il 7
agosto sono state individuate due
macchie. Una è più scura, quasi
marrone, l’altra è più chiara e sembra
sangue.
Gli
inquirenti, in base alla testimonianze
di due impiegate dell’AIAG hanno
stabilito che l’omicidio è stato
commesso dopo le 17.30. Alle 17.15 la
vittima avrebbe telefonato a Luigina
Berrettini per chiedere un codice
relativo al programma contabile
installato nel pc dell’Associazione
alberghi della gioventù. La Berrettini
dopo aver telefonato a sua volta alla
responsabile amministrativa Anita
Baldi, avrebbe richiamato la Cesaroni
alle 17.25.
Negli
alibi di Pietrino Vanacore ci sono due
buchi temporali. Il primo dalle 18.15
alle 18.45. Il secondo dalle 22.15
alle 23.10.
11
agosto 1990 – Il portiere è
interrogato dal Pm Pietro Catalani. Al
termine di un interrogatorio durato
alcune ore, c’è un colpo di scena.
“Vorrei fare una dichiarazione”, dice
Vanacore quando Catalani gli chiede se
ha altro da aggiungere. Resta sorpreso
anche l’avvocato De Vita, difensore
del portiere. Il portiere rivela una
confidenza fattagli dalla moglie la
notte precedente l’arresto. Lei gli ha
detto di aver visto uscire qualcuno
dalla palazzina B nel pomeriggio del 7
agosto. “Ma ne è sicuro?” gli chiede
Catalani incredulo. Il portiere viene
colto da un pianto dirotto. “Ne sono
sicuro”, risponde tra le lacrime. Ha
preferito tenerselo per sè – spiega –
perchè non vuole coinvolgere un
innocente, ma vista la situazione ora
desidera confessare e continua a
piangere come chi sta per liberarsi da
un peso. Catalani lo incalza e il
portiere descrive un individuo molto
alto, un po’ curvo, che si allontana
con aria furtiva, zoppicando
leggermente, portando un “fagotto”.
Nella
notte viene sentita Giuseppa De Luca,
la moglie del portiere, che conferma e
fornisce la seguente dichiarazione.
“Rammento
che nell’orario in cui mio marito era
assente, nel periodo in cui era andato
dal ferramenta o in quello successivo
in cui aveva innaffiato i fiori, anzi
senz’altro quando era dal ferramenta,
intorno quindi alle ore 18 circa, di
aver visto un uomo alto circa 1,80,
con un cappello a visiera che
procedeva con la testa abbassata. Era
a circa dieci metri di distanza quando
mi sono accorta che stava uscendo e
l’ho visto di spalle”.
“Ricorda
se qualcuna delle persone che
frequenta la scala B usa portare un
cappellino a visiera?” Le chiede a
questo punto Pietro Catalani.
“Sì uno
è Sibilia dell'Ostello e l'altro è
l'architetto Forza”.
“Provi
ancora a descriverlo”, la pressa
Catalani.
“Avrà
avuto 40 anni, alto, camminava
zoppicando leggermente, come chi ha i
piedi piatti, aveva un’aria furtiva e
portava con sè un fagotto”.
In
realtà Fabio Forza, che ha un ufficio
nella palazzina B è un geometra, si
occupa di pubblicità e per sua fortuna
il 31 luglio si è imbarcato a
Fiumicino per Atene, da dove ha poi
raggiunto l’isola di Kalimnos. L’altro
individuo indicato, Salvatore Sibilia,
impiegato dell’AIAG, per l’ora
indicata ha un alibi fornitogli dalla
moglie, la responsabile amministrativa
dell’AIAG Anita Baldi.
30
agosto 1990 – Il Tribunale della
Libertà pur riconoscendo che
“sussistono indizi” a carico di
Pietrino Vanacore ne ordina la
scarcerazione immediata. C’è in vigore
il nuovo testo del codice di Procedura
Penale che pone limiti precisi
all’emanazione di un mandato di
cattura, ovvero la sussistenza di
indizi gravi ed evidenti. L’ordinanza
osserva: “il fatto che il Vanacore
fosse la sera del 7 agosto nelle
condizioni di uccidere la ragazza non
comporta che l’abbia uccisa”. Decisivi
per la liberazione sono stati i
risultati delle analisi della macchia
trovata sui pantaloni. L’esame ha
rivelato che quel sangue è alterato da
una forte contaminazione batterica;
sangue mescolato a germi fecali.
Insomma sangue prodotto da emorroidi.
16
ottobre 1990 – La Procura di Roma
prende la decisione di chiedere a 15
persone di sottoporsi al prelievo del
sangue. Il prelievo viene effettuato
a: Pietrino Vanacore, Mario Vanacore,
Giuseppa De Luca, Ermanno Bizzocchi,
Maria Luisa Sibilia, Salvatore
Sibilia, Salvatore Volponi, Luca
Volponi, Francesco Caracciolo di
Sarno, Giuseppina Faustini, Antonello
Barone, Paola Cesaroni, Corrado
Carboni, Raniero Busco e Luciano
Menicocci. L’obiettivo è quello di
capire chi di loro ha sangue di gruppo
A, ovvero il gruppo riscontrato in una
traccia rinvenuta sul lato interno
della porta della stanza dove è stato
rinvenuto il corpo e su un telefono.
Poichè la vittima ha sangue di gruppo
0, quello sulla porta e sul telefono –
pensano gli inquirenti – potrebbe
essere dell’assassino. Le analisi
concludono che l’antigene A è presente
nel sangue di Giuseppa De Luca, del
figlio Mario Vanacore, di Ermanno
Bizzocchi, socio di Salvatore Volponi
e datore di lavoro della Cesaroni, di
Maria Luisa Sibilia e Salvatore
Sibilia, entrambi dipendenti
dell’AIAG.
16
novembre 1990 – Il pm Catalani chiede
l’archiviazione della posizione di
Salvatore Volponi, datore di lavoro di
Simonetta.
4
dicembre 1990 – Il programma
televisivo “Telefono Giallo”, condotto
da Corrado Augias, dedica una puntata
al delitto di via Poma. Nel corso
della trasmissione il giornalista
Paolo Graldi, nello studio di
“Telefono Giallo”, critica aspramente
l’operato di Pietro Catalani. Perchè
tutte le attenzioni si sono
concentrate sul portiere? Perchè non
sono state esplorate altre piste? La
risposta è altrettanto aspra. “Ritengo
– scriverà il giudice ad Augias – che
le espressioni usate nei miei
confronti siano state ingiuriose e
diffamatorie, ma non per questo
intendo adire le vie legali, in quanto
reputo l’onore offeso non riparabile
con fittizie condanne penali o con il
risarcimento pecuniario. Critiche così
pesanti turbano profondamente e non
consentono la necessaria serenità che
il rappresentante del Pubblico
Ministero deve pur avere”. Catalani
scrive anche al procuratore capo Ugo
Giudiceandrea per chiedere di essere
sollevato dall’incarico. Ma
Giudiceandrea non accetta le
dimissioni e lo conferma. Anche tra il
magistrato e il giornalista c’è una
riappacificazione, sancita da una
lunga intervista concessa proprio a
Paolo Graldi sul Corriere della Sera.
5
dicembre 1990 – All’indomani
dell’andata in onda di “Telefono
Giallo”, giunge al giornalista di la
Repubblica Emilio Radice la telefonato
di un individuo di sesso maschile.
L’antefatto:
7 agosto 1990, il giorno
dell’omicidio. Sono da poco passate le
16. Il colonnello del SIOS Giovanni
Danese, all’epoca residente in via
Poma, mentre attende per strada il suo
autista, incontra di fronte al civico
4 un giovane che gli chiede dove siano
gli ostelli della gioventù. Se lo
ricorda bene perchè – affermerà con
sicurezza – aveva modi “nervosi e
scortesi”. Il colonnello lo indirizza
verso la portineria del civico 2. Dopo
circa 15 – 20 minuti lo vede uscire,
salire sull’auto e andarsene.
Sull’uscita del ragazzo viene messa
agli atti anche la testimonianza
dell’autista del colonnello,
sopraggiunto nel frattempo. Entrambi
descrivono l’uomo come giovane, alto
uno e settanta, con occhiali, capelli
castani, una Peugeot 505 grigio
metallizzato station wagon. In base
alle descrizioni di entrambi i
testimoni viene realizzato un
identikit.
L’individuo
che parla al telefono con Radice il 5
dicembre sostiene di essere il ragazzo
visto dal colonnello Danese e dal suo
autista. Chiede di essere lasciato in
pace, dice che non è salito negli
uffici dell’Associazione e che voleva
solo rinnovare la tessera di
iscrizione.
Della
sua identificazione si occupano a
lungo gli uomini della Mobile
controllando a tappeto i proprietari
di Peugeot 505 (il modello di
autovettura riconosciuto dai due
testimoni) sui tabulati della casa
madre, senza ottenere alcun risultato.
26
aprile 1991 - Il gip Giuseppe Pizzuti
accoglie la richiesta di Catalani e
archivia gli atti riguardanti Pietrino
Vanacore e altre cinque persone. Il
fascicolo resta aperto contro ignoti.
18
dicembre 1991 – Un austriaco di nome
Roland Voller racconta agli inquirenti
che nel maggio 1990, durante una
telefonata da una cabina telefonica, è
entrato accidentalmente in contatto
telefonico con una donna. Tra lui e la
donna – sempre dal racconto di Voller
– sarebbe nata un'amicizia. Chi è la
donna? Si tratta di Giuliana Ferrara,
ex moglie dell’avvocato Raniero Valle,
figlio dell'architetto Cesare Valle.
Giuliana confessa a Voller le sue
preoccupazioni per la salute del
figlio Federico, rimasto traumatizzato
psicologicamente dal divorzio tra lei
e il marito. Nel corso di una
conversazione telefonica avvenuta il 7
agosto 1990 alle 16.30 Giuliana
Ferrara avrebbe detto al Voller di
essere fortemente preoccupata per il
figlio, recatosi a far visita al nonno
Cesare Valle in via Poma, e non ancora
tornato. In serata i due si sarebbero
ancora parlati al telefono e la
Ferrara, sconvolta, avrebbe raccontato
a Voller che Federico è tornato a casa
sporco di sangue e con un taglio alla
mano.
9 – 14
gennaio 1992 – Nel corso di
pedinamenti si accerta che Federico
Valle non esce molto di casa. In due
occasioni però, il 9 e il 14 gennaio
del 1992, dopo aver raggiunto via Poma
con la sua Peugeot 205 GTI, resta
fermo per un po’ e quindi si allontana
repentinamente “senza alcun
giustificato motivo”.
15
gennaio 1992 – Federico Valle viene
fermato dagli inquirenti. Prendendo a
pretesto una violazione del codice
stradale, due agenti in borghese lo
accompagnano in questura per
accertamenti e con una scusa tagliano
una ciocca di capelli del ragazzo,
necessari all’esame del Dna. Nel
frattempo è stato accertato che
Federico Valle ha sangue di gruppo A.
3 aprile
1992 - Avviso di garanzia per Federico
Valle, nipote dell’architetto Cesare
Valle, che abita nella palazzina B di
via Poma.
20
giugno 1992 – Due autorevoli
ematologi, Bruno Dalla Piccola e Aldo
Spinella, nominati dal PM periti di
parte, ritengono che il sangue sulla
porta, di gruppo A, sesso maschile,
con DQ alfa 1.1/4, sia la commistione
di due gruppi di sangue, gruppo 0 DQ
alfa 4/4 uguale a quello di Simonetta
e il gruppo A DQ alfa 1.1/1, uguale a
quello di Federico Valle.
12
novembre 1992 – Pietro Catalani chiede
il rinvio a giudizio di Federico
Valle.
“All’epoca
l’indagato soffriva già da due anni di
una grave forma di anoressia di tipo
secondario, connessa cioè a problemi
psichici profondi [...]. Secondo
Voller che riferisce confidenze della
madre, i problemi psichici di Federico
sarebbero insorti dopo la separazione
dei genitori avvenuta nell’88; da
allora il ragazzo avrebbe provato
avversione per la figura paterna a cui
addebitava le sofferenze della madre”.
E poi: “Aggiunge Voller che Raniero
Valle nel 1990 intratteneva una
relazione con una giovane ragazza
ventenne conosciuta in ambito
lavorativo”. Subito dopo, però, il PM
mette in evidenza che di questa
presunta relazione non è stata trovata
alcuna conferma, mentre invece è
risultato che l’avvocato Valle aveva
un rapporto con una donna di trentatrè
anni. Ma la presunta relazione resta,
per Catalani, “un riscontro psichico,
tutto interno a Federico Valle”. In
altre parole per Catalani non ha
nessuna importanza se questa giovane
ragazza ventenne esiste davvero,
quello che conta è che esiste
nell’immaginario del ragazzo. E
riporta il parere dello psichiatra
Ignazio Majore, che lo ha avuto in
cura: “Federico mostrava un rapporto
conflittuale e di scarsa
considerazione per il padre, a cui
attribuiva la responsabilità del
fallimento del matrimonio. Mentre
aveva rispetto e soggezione nei
confronti della madre”. Insomma
Federico avrebbe ucciso Simonetta
perchè convinto che la ragazza vista
entrare nella palazzina B, la stessa
dove il padre ha lo studio, fosse
proprio quella ventenne a cui la madre
attribuiva la responsabilità della
separazione.
Pietro
Catalani chiede il rinvio a giudizio
anche per Pietrino Vanacore con
l’accusa di favoreggiamento. Insomma
il portiere avrebbe aiutato il giovane
Valle.
“Solo
pochi decilitri di sangue giacevano
sotto il bacino di Simonetta quando
furono eseguite le fotografie dalla
polizia scientifica […] invece,
considerato il quantitativo di sangue
rinvenuto nel cadavere se ne sarebbero
dovuti trovare sul pavimento circa tre
litri, che erano stati quindi
raccolti; il pavimento attorno al capo
presentava aloni rossastri, come da
pulizia; uno straccio e alcuni
asciugamani di carta rinvenuti in uno
stanzino dell’appartamento erano
ancora umidi quando la squadra Mobile
effettuò il controllo. Tenuto conto
che si era in agosto se ne deduce che
la pulizia era stata effettuata da
poco; solo Vanacore poteva stare
nell'appartamento del delitto
nell'immediatezza dell’arrivo di Paola
Cesaroni, poichè gli abitanti di
quella scala erano tutti assenti ad
eccezione di Cesare Valle; Vanacore ha
dichiarato di avere lasciato la
propria abitazione dopo cena, intorno
alle 22, sicchè non ha fornito alcuna
spiegazione di dove sia stato fino al
momento in cui giunse a casa del
Valle, e non si tratta di minuti, ma
di un’ora e mezza; Cesare Valle ha
riferito che erano stati i suoi
familiari a volere che il Vanacore
dormisse da lui, ma il figlio ha
smentito; i vestiti della vittima non
si sono più trovati, e solo il
portiere poteva farli agevolmente
sparire, essendo assurdo pensare che
l’omicida fuggisse portandosi appresso
i vestiti della vittima intrisi di
sangue, e il Vanacore ne ebbe tutto il
tempo, oltre che il modo; i
giornalisti Corvi e Pelosi hanno
riferito di avere notato macchie
rossastre nel vano antistante la porta
d’ingresso dell’abitazione di Vanacore
e di aver parlato telefonicamente di
ciò con il difensore di Vanacore,
dopodichè, tornati sul luogo, avevano
trovato il muro grattato, così come lo
trovò la polizia”.
16
giugno 1993 - Il Giudice delle
Indagini Preliminari Antonio Cappiello
proscioglie Valle per non aver
commesso il fatto e Vanacore perchè il
fatto non sussiste.
Il
Voller secondo il GIP non è
attendibile, poichè fornisce
dichiarazioni non riscontrabili.
Inoltre,
il professor Angelo Fiori, chiamato da
Cappiello a confermare l’ipotesi del
sangue commisto formulata da Della
Piccola e Spinella, afferma l’esatto
contrario, ovvero l’impossibilità di
provare la presenza di una
commistione.
18
giugno 1994 – La quarta sezione penale
della Corte d’Appello di Roma,
presieduta da Giuseppe Morsillo,
confermala sentenza del GIP.
30
gennaio 1995 – La Cassazione conferma
la decisione della Corte d’appello di
non rinviare a giudizio i due
indiziati. Federico Valle e Pietrino
Vanacore escono di scena
definitivamente.
7
dicembre 1995 – il Procuratore della
Repubblica aggiunto Italo Ormanni,
subentrato a Catalani come titolare
dell’inchiesta, Affida a Dario
Ballabio e a Piero Marietti la perizia
del pc in uso a Simonetta Cesatoni.
Il
computer – prima di essere sequestrato
– è stato utilizzato dagli impiegati
dell’AIAG fino al 30 settembre 1992.
Tuttavia le date di inserimento nel
programma di gestione amministrativa
nel formato ggmmaar, permette ai
periti di risalire alle ultime
operazioni effettuate il giorno 7
Agosto 1990. Le registrazioni relative
alle ultime due prime note registrate,
la 230 contenente dati del 250790 e la
231 contenente dati del 260790 vengono
rintracciate neIIe relative stringhe
250790 e 260790. I periti scoprono che
i due inserimenti di “prime note”
attribuiti da una precedente perizia
alla Cesaroni hanno negli archivi del
pc la data di registrazione del 31
luglio 1990, ovvero di 7 giorni prima
del delitto. Ballabio e Marietti
aggiungono che la data di inserimento
può essere stata successivamente
modificata da qualsiasi operatore
abbia avuto accesso al pc. Tuttavia
questo particolare importantissimo,
ovvero se le due “prime note” siano
state inserite il 7 agosto o
“precedentemente” quella data resta
senza una risposta.
6 giugno
2002 – Il sostituto Procuratore della
Repubblica Roberto Cavallone in
seguito ad una segnalazione anonima
giunta alla Procura di Perugia e
girata per competenza a quella di
Roma, riapre l’indagine. Torna con il
Ris sul luogo del delitto, sequestra
il mobilio presente nella stanza dove
era stato ritrovato il corpo. Scopre
l’identità del misterioso individuo
che portava fiori sulla tomba della
Cesaroni a Genzano. Affida perizie su
tutti gli oggetti repertati nel 1990.
I calzini, la borsetta, l’ombrellino
rosa, l’orologio (nel frattempo
restituito alla famiglia), oltre ai
pochi indumenti rinvenuti addosso alla
ragazza. Proprio sugli indumenti la
ricerca da esito positivo. Sul
reggiseno e sul corpetto di sangallo
vengono trovate sei tracce biologiche
in grado di fornire un profilo
genetico diverso da quello di
Simonetta. I tecnici lo chiamano
profilo minoritario, quello
maggioritario riscontrato è della
vittima. Le tracce biologiche
minoritarie vengono isolate (due volte
sul reggiseno e quattro sul corpetto)
sia sulla coppa destra che su quella
sinistra e su entrambi i lati del
body.
1 – 27
febbraio 2005 – A tutti i 31 soggetti
entrati a vario titolo nell’inchiesta
viene prelevato materiale organico
utile a stabilirne il DNA. I mezzi
utilizzati per la raccolta sono stati
molteplici: mozziconi di sigaretta,
tazzine di caffè, bicchieri di
plastica e di vetro e perfino boccagli
dell’etilometro. Ecco l’elenco dei 31
individui sottoposti a prelievo del
DNA. Pietro Vanacore e il figlio Mario
Vanacore, perchè presenti in via Poma
il giorno del delitto. Federico Valle
perchè aveva la possibilità di essere
presente in via Poma il 7 agosto.
Raniero Valle e il fratello di
Federico perchè parenti stretti di un
indagato (anche se entrambi erano
assenti da Roma). Salvatore Volponi e
il figlio Luca, perchè presenti nel
momento del rinvenimento e perchè
nella possibilità di contattare la
vittima. Francesco Delli Priscoli e
Nicolino Grimaldi, perchè residenti in
via Poma e presenti il 7 agosto. Marco
Cappelletti, Sergio D’Aquino, Claudio
De Dominicis, Nazzareno Fiorucci,
Stefano Leggiero, Simone Palombi,
Luigi Pioli, Fabrizio Priori,
Alessandro Tatarella, Vinicio Vignoli,
perchè conosciuti da Simonetta e nelle
condizioni di contattarla senza
allarmarla. Francesco Caracciolo Di
Sarno, Corrado Carboni, Massimo
Iacobucci, Luciano Menicocci, Riccardo
Sensi, perchè collegati in qualche
modo all’AIAG e nelle condizioni di
approcciare Simonetta. Manlio
Giammona, perchè proprietario
dell’appartamento e, quindi, nelle
condizioni di entrarvi. Franco
Brucato, perchè conoscente della
vittima. Mario Toso, perchè sospettato
nel 1971 di essere l’assassino di
Simonetta Ferrero, il delitto noto
come “della Cattolica di Milano”.
Raniero Busco, Paolo Busco e Mauro
Busco, il primo perchè fidanzato di
Simonetta, gli altri due perchè suoi
fratelli. Sergio Costa perchè presente
la notte del 7 agosto in via Poma.
I 31
campioni vengono repertati e spediti,
in modo rigorosamente anonimo, ai
laboratori del RIS. Nel campione
raccolto da una tazzina di caffè viene
isolato il DNA compatibile con il
profilo minoritario ritrovato su
reggiseno e corpetto. E' la tazzina
dove l’ignaro Raniero Busco ha preso
il caffè in un bar.
20
agosto 2005 - Claudio Cesaroni, padre
di Simonetta, muore per una
pancreatite.
12
gennaio 2007 – Nel programma di Canale
5 Matrix si rivela che dalle analisi
del Ris di Parma sarebbe emerso che il
dna trovato sugli indumenti di
Simonetta è dell’ex fidanzato Raniero
Busco. Simonetta inoltre non sarebbe
morta alle 18, ma alle 16. Il pm
Cavallone decide di querelare Enrico
Mentana, conduttore di Matrix, per le
rivelazioni.
6
settembre 2007 – Il RIS consegna
ufficialmente la relazione conclusiva
contenente i risultati della perizia
sul corpetto e sul reggiseno; quello
stesso giorno Raniero Busco riceve un
avviso di garanzia per omicidio
volontario. Si tratta di un “atto
dovuto”. Lo sostiene anche l’avvocato
Lucio Molinaro, che sembra non credere
a un coinvolgimento dell’ex fidanzato
della Cesaroni. Lui, sposato con due
figli, si difende sostenendo di non
aver mai nascosto gli incontri avuti
con Simonetta tra sabato 4 e lunedì 6
agosto.
28
maggio 2009 - La procura di Roma
chiede il rinvio a giudizio di Raniero
Busco.
9
novembre 2009 - il GUP accoglie la
richiesta di rinvio a giudizio
avanzata dal PM Ilaria Calò nei
confronti di Raniero Busco. Busco
3
febbraio 2010 - In Corte d’assise
comincia il processo. Imputato per
omicidio volontario Raniero Busco.
9 marzo
2010 - Vanacore si suicida gettandosi
in acqua a Torre Ovo, in provincia di
Taranto, dove risiedeva da anni. L’ex
portiere di via Poma lascia due
bigliettini con scritto "Venti anni di
sofferenza e sospetti portano al
suicidio". Pochi giorni dopo avrebbe
dovuto testimoniare al processo.
Nell’ottobre del 2008 la sua casa in
Puglia era stata perquisita
nell’ambito di una nuova inchiesta a
suo carico, poi archiviata.
La
richiesta di apertura del fascicolo
era stata così motivata dai due
magistrati: “A fronte delle indagini
di natura scientifica che appaiono
indicare in Busco Raniero il
presumibile autore materiale del
fatto, vi sono altri elementi che
sembrano deporre per l’intervento di
qualcun altro, contestualmente o
immediatamente dopo il fatto, che
volontariamente o inconsapevolmente
abbia in qualche modo inquinato la
scena del crimine”. Con grande
riservatezza alla Procura di Roma ha
avvisato Pietrino Vanacore, ha
disposto rogatorie, ha messo utenze
sotto controllo, ha inviato i
carabinieri a perquisire l’abitazione
di Monacizzo e cercare una “agendina
rossa” con la scritta “Lavazza” sulla
copertina. Ma cosa c’entra l’agenda
del portiere con l’omicidio? Ilaria
Calò e Roberto Cavallone ipotizzano
che il portiere sia entrato
nell’appartamento prima dell’arrivo di
Paola Cesaroni, sorella di Simonetta,
e della polizia. Avrebbe quindi
cercato di contattare l’avvocato
Francesco Caracciolo di Sarno,
presidente dell’Associazione Italiana
Ostelli della Gioventù. Ai due
magistrati “appare verosimile ritenere
che possa essere stato proprio il
portiere, dopo aver trovato e toccato
il cadavere, a chiamare il Caracciolo
per comunicare l’accaduto o per
chiedere aiuto o consiglio”.
26
gennaio 2011 - Busco viene condannato
a 24 anni di carcere. Decisivi gli
elementi portati dal Ris e l’assenza
di un alibi riscontrabile
dell’imputato nelle ore decisive del
giorno del delitto.
27 marzo
2012 - Una nuova perizia disposta
dalla Corte d’Appello demolisce le
certezze degli esperti dell’accusa nel
processo di primo grado. Le tracce sul
corpetto di Simonetta sono di Busco,
ma anche di altri due uomini da
identificare. Non è dimostrato che
fosse un morso la lesione sul seno
della ragazza.
27
aprile 2012 - Busco viene assolto in
appello "per non aver commesso il
fatto". Pianto e commozione
dell’imputato e dei suoi familiari ed
amici alla lettura della sentenza che
ribalta il pronunciamento dei giudici
di primo grado.
26
febbraio 2014 - La Corte di Cassazione
respinge il ricorso della Procura
Generale di Roma contro la sentenza di
secondo grado: l’assoluzione di
Raniero Busco diventa definitiva.